Noi la sappiamo
Giovedì 25 giugno l’annosa storia del Giardino dei Ciliegi approda in Consiglio Comunale dove si dovrà decidere in merito alla concessione di una fideiussione per l’assunzione di un mutuo presso il Credito Sportivo da parte della società che si è aggiudicata la gara per “l’affidamento in concessione di una struttura polifunzionale attrezzata con piscina, palestra, centro benessere, bar, ristorante, parcheggio ed area giochi per bambini”
E’ una storia della quale molti non sanno niente, alcuni (e fra questi anche molti Consiglieri Comunali) pensano di sapere tutto perché hanno letto le elucubrazioni contrabbandate per verità riportate su qualche portale strapaesano, pochi, e noi fra questi, la conoscono per intero per essere quelli che l’hanno pensata e avviata e che poi l’hanno seguita nel suo incredibile evolversi, una storia che proviamo a ripercorrere nella necessaria stringatissima sintesi di un articolo che non può andare oltre determinati limiti ma che sarà comunque particolarmente lungo
La location fisica e temporale
L’area interessata alla struttura è quella che, sul lato destro di Via Che Guevara, si estende nell’incuria più totale per circa 10.000 mq. Si tratta di un’area che il Piano Regolatore destina a strutture e servizi ma sulla quale avevano da tempo messo gli occhi i palazzinari locali che erano tanto sicuri di poterne disporre che voci consolidate affermano che erano già partite le prenotazioni per appartamenti in via di realizzazione e la cosa non è di secondaria importanza perché potrebbe essere una delle chiavi di lettura dell’incredibile serie di inconvenienti che hanno contrassegnato la storia che stiamo raccontando ritardando oltre l’immaginabile la conclusione dell’iter
L’idea-progetto infatti parte a maggio 2003 (sono dodici anni e qualche ora) quando la Giunta Comunale con la delibera 132/2003 mette a bando la concessione
Erano tempi in cui Marano aveva una amministrazione che aveva idee ben precise di come sarebbe dovuta essere la città, tempi in cui insieme alle scuole nascevano strutture sportive come lo stadio, il palazzetto dello sport, le strutture sportive di quartiere, il bocciodromo e, nell’ottica di una città sostenibile, l’imperativo categorico fu quello di evitare a tutti i costi che l’unico spazio verde della zona sparisse sotto una colata di cement
Nel 2005 la gara viene assegnata alla Società Edil-Sa e alla Associazione Polisportiva Partenope Napoli. A maggio 2006 viene stipulata la convenzione e con le sopravvenute elezioni la palla passa alla successiva amministrazione e cominciano i problemi di cui parliamo fra un po’
Il Piano di Riqualificazione Urbana
L’idea della realizzazione della struttura polifunzionale non è un’idea a sé stante che nasce solo per dotare Marano di una piscina, come la cosa poi è passata nell’immaginario collettivo, ma è una delle componenti sostanziali di un progetto molto più vasto di riqualificazione urbana (PRU) che viene sottoposto e approvato dalla Regione che sottoscrive con il Comune un accordo di programma e contribuisce con un finanziamento di 1,2 milioni di euro
Sostanzialmente l’accordo di programma è riferito all’intero comparto di Via Piave e prevede oltre al finanziamento regionale, un intervento economico del Comune e un investimento privato: sono tre pilastri di un progetto unico che decade (con la retrocessione del finanziamento alla Regione) nel caso che una sola parte venga a mancare.
Con il finanziamento regionale vengono recuperate le palazzine di Via Piave, riattato l’invivibile edificio denominato dei “24 alloggi”, rifatta la pavimentazione di tutte le strade afferenti il comparto; il Comune concorre facendosi carico dell’esproprio dell’area con l’accollo di un mutuo di 700.000 euro presso la Cassa Depositi e Prestiti (probabilmente già in ammortamento); il privato investe 2.700.000 ricorrendo a un prestito con il Credito Sportivo. Altro obbiettivo che il Piano di Riqualificazione si propone di raggiungere è il rilancio del commercio di Corso Umberto con la realizzazione di un parcheggio dal quale con un breve percorso pedonale si raggiunge la storica strada condannata all’asfissia proprio per la mancanza di spazi per la sosta
La convenzione
Il 5 maggio 2006 la Giunta Comunale con la delibera n°96/2006 approva la convenzione che viene firmata dalle parti e i cui punti fondamentali possono essere così riassunti;
La struttura. Il Comune affida in concessione alla società “Giardino dei Ciliegi s.c.ar.l.” la realizzazione di una struttura polivalente consistente in due vasche natatorie, una di dimensioni olimpiche idonea per le manifestazioni agonistiche di livello nazionale e internazionale e una di dimensioni più contenute, una palestra, centro benessere, bar-ristorante, area ritrovo per anziani, spazio giochi per bambini, parcheggio a ridosso di Corso Umberto.
Termini della convenzione. L’impresa si ristora dell’investimento con la gestione della struttura per un periodo di 25 anni rinnovabile; al termine del quale il Comune ne assume il possesso e la gestione.
Il ritorno sociale. L’impresa realizza, attrezza e gestisce uno spazio di 200 mq. da destinare a centro per gli anziani e garantisce l’uso gratuito della struttura per associazioni e soggetti che l’amministrazione indicherà per almeno 4 ore per settimana
Questa piscina non s’ha da fare
Con l’insediamento delle varie amministrazioni succedutesi a Bertini scatta un vero e proprio ostruzionismo contro il progetto nonostante questo fosse parte integrante dell’accordo di programma con la Regione; sarà per le ambizioni palazzinare andate in fumo, sarà per il fatto che qualcuno dei proprietari aveva intenzioni diverse, sarà perché qualcuno voleva inserirsi nel business o voleva inserirci parenti, amici e conoscenti, il fatto è che si sono inanellati ostacoli a profusione, si sono accumulate inerzie infinite contro le quali il concessionario ha ripetutamente fatto ricorso al TAR che regolarmente ha condannato il Comune a dare seguito al progetto ma nemmeno dopo le sentenze del Tribunale Amministrativo gli amministratori della città si sono rassegnati a produrre gli atti necessari tanto che è stato nominato un Commissario ad Acta che ha dovuto provvedere al perfezionamento dell’iter burocratico sostituendosi al Comune inadempiente
L’ultimo atto
L’ultimo atto da compiere è la decisione che il Consiglio Comunale dovrà assumere, in qualità di destinatario dell’opera, per offrire al Credito Sportivo la prevista fideiussione per il mutuo che verrà concesso all’impresa. Ma anche per portare in Consiglio Comunale la delibera ci sono volute altre due sentenze del TAR (dove il Comune con il Col. Avv. Cappuccio Dirigente ad interim dell’Ufficio Legale non si è nemmeno costituito) l’ultima delle quali concede alla amministrazione 60 giorni per prendere la decisione dopodiché interverrà ancora una volta il Commissario ad Acta già nominato. I sessanta giorni scadono ovviamente il 26 giugno e per questo giovedì 25, nella perfetta tradizione dell’amministrazione Liccardo che arriva sempre e solo all’ultimo minuto, è stato convocato il Consiglio Comunale che ancora una volta si preannuncia come un’altra occasione di scontro fra gli interessi contrapposti che dilaniano la maggioranza
I danni e le responsabilità
Aldilà delle considerazioni in merito alla serietà e alla affidabilità delle amministrazioni che si sono rese responsabili di una situazione che definire indecente è puro eufemismo, vale la pena spendere le ultime due parole di questo articolo per parlare dei danni che l’incoscienza di chi ha amministrato e amministra ha prodotto e può ancora produrre.
Non sono certamente di un’entità rilevante ma sono comunque danni i costi che il Comune ha sostenuto per tutte le cause che ha perso e per la liquidazione delle spettanze del Commissario ad Acta; ben più significativi quelli invece che derivano dai dodici anni che sono stati fatti passare a bella posta e che hanno prodotto una richiesta di rivalutazione dei costi che passano dai circa 2.765.000 euro iniziali ai 4.270.000 euro richiesti dal Concessionario e prontamente riconosciuti dall’ex Dirigente dell’Area Tecnica, Arch. Agostino Di Lorenzo, pochi giorni prima di lasciare l’incarico; al momento, grazie all’intervento puntuale della Dott.ssa Asfaldo che ha riscontrato anomalie e irregolarità negli atti, la cosa è rientrata nei valori di partenza ma anche solo l’incremento ISTAT costituisce una bella mazzata che, data la tipologia del contratto, si potrebbe trasformare in un allungamento dei tempi della gestione.
Ancora peggiore sarebbe la situazione se la cosa non andasse in porto perché, con un contratto fra le mani e con almeno quattro sentenze a lei favorevoli, l’impresa concessionaria potrebbe richiedere e ottenere risarcimenti milionari. Ovvie le responsabilità anche patrimoniali di chi ha prodotto il casino.
Questa è la verità
Anche se non è tutta la verità perché ci sono cose che non possono essere raccontate per evitare l’ennesima querela; diversa certamente da altre verità propalate con una sicumera un po’ pacchiana che consiglia di diffidare dei depositari della sapienza, ma è la verità.
E questo è quello che succede quando a Marano si amministra alla paesana maniera.