Una guerra all’ultimo coltello sulla testa della città
L’argomento che maggiormente tiene banco in questi giorni sui media locali e fra gli aficionados della politica maranese è senza dubbio il rimpasto della Giunta che il sindaco si accingerebbe a fare e per il quale è in corso una vera e propria guerra all’ultimo coltello fra le diverse anime e, soprattutto, fra i diversi interessi che si confrontano all’interno di quel caravan serraglio variegato e variopinto che è il compound nel quale si prendono a capelli sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza con la partecipazione straordinaria di qualche occasionale consigliere di opposizione che aspirerebbe a fare quello che gode fra i tanti litiganti
Vista la qualità dei contendenti e visto il livello degli argomenti in campo a noi interessa poco partecipare al totoassessore che sembra tanto appassionare gli operatori dell’informazione e i guardoni della politica locale, vorremmo invece soffermarci a riflettere con i nostri amabili lettori su quello che sta accadendo per tentare di ricavarne aruspici per il futuro della città che, attanagliata e angosciata da una quantità industriale di problemi, non se ne può fregar di meno delle ragioni per le quali gli squaletti nani dell’accrocco liccardiano si stanno accoltellando con una ferocia inaudita.
Se squadra vincente non si cambia...
Un detto comune a tutti i frequentatori del mondo dello sport è che “squadra vincente non si cambia”e il fatto che i capo dell’amministrazione di Marano senta il bisogno di cambiare quella che fino a oggi è stata la squadra di governo starebbe chiaramente a significare che si tratta di una squadra di scartini che di risultati ne ha portati ben pochi
Un’idea di questo tipo finirebbe però con il gratificare oltre misura l’operato del Sindaco Liccardo perché vorrebbe dire che lo stesso, preso atto del sostanziale disastroso fallimento della sua prima esperienza amministrativa, avrebbe deciso di darsi una mossa e fare mazza nuova e scopa nuova cercando in giro serietà, capacità, professionalità, esperienza e un tasso di intelligenza complessivo che si avvicini alla media, impresa decisamente impossibile se si considera che il primo a cui questi requisiti fanno difetto è proprio lui e, per il detto popolare secondo il quale il pesce comincia a puzzare dalla testa, un’ipotesi del genere è strutturalmente impraticabile
Le ragioni del rimpasto
Siamo convinti che, se fosse dipeso da lui, a tutto Angelo Liccardo avrebbe pensato meno che a crearsi problemi cambiando una qualunque cosa, il personaggio è abituato a galleggiare nell’acqua bassa e possibilmente stagnante per evitare sussulti; la ragione del putiferio è da cercarsi negli appetiti della compagine rabberciata che ha messo in piedi per essere eletto dove ognuno che ha portato quattro voti ora presenta il conto
Nel corso della campagna elettorale chi non si è potuto permettere il lusso dei “voti cash” liquidati pronta cassa ha dovuto pagare il consenso firmando cambiali che naturalmente arrivano a scadenza e ognuno, al momento in cui il voto in Consiglio diventa indispensabile, si arrabatta per accaparrarsi un ruolo che gli consenta in una qualche maniera di far fronte agli impegni presi e chiede a chi già ha avuto il suo di farsi da parte
Queste le ragioni vere della battaglia campale in corso in questi giorni e questi i motivi del rimpasto alla faccia dei bisogni della città
L’approdo
Che da questa fragorosa tempesta in un bicchiere d’acqua possa derivarne qualcosa di buono per la città è assolutamente da escludere per una serie di precisi e indiscutibili ragioni:
- Il Sindaco non cambia e quindi non migliorerà la capacità gestionale e progettuale complessiva
- Il cambiamento non nasce dal bisogno di dare risposte ai problemi di una città abbandonata a sé stessa cercando di mettere in campo il meglio ma, semplicemente, dagli appetiti dei singoli soggetti e sono soggetti che a Lilliput sembrerebbero dei nani
- C’è poi una considerazione che può sembrare offensiva ma che tale non è perché il ricorso all’esempio è solo esplicativo: per far camminare più spedita una diligenza che stenta a muoversi non basta cambiare gli asini che la tirano, bisogna togliere gli asini e attaccare dei cavalli ma, da quello che ci è dato sapere, non sembra che nella scuderia del Sindaco Liccardo ci siano cavalli di razza; c’è invece il rischio che l’unico che poteva averne le caratteristiche se ne vada e che al suo posto vada qualche consigliere-commercialista che riallineerà il passo della giunta fino a oggi leggermente scompensato da quello più spedito di Longoni.
L’apatia rassegnata della città
Perché la città dovrebbe appassionarsi al risultato di questa guerra fra bande? Comunque vada, abbandonata a sé stessa era e abbandonata a sé stessa sarà.
E’ vero che chi va per questi mari questi pesci prende, ma ci sembra proprio che sia eccessivo lo scotto che Marano paga per aver scelto un’altra volta un governo alla paesana.