Ognuno per sé e Dio per tutti
Non è facile riuscire a sbarcare il lunario in un tempo di crisi nera come quello che stanno attraversando oggi le famiglie ma è ancora più difficile in una città come Marano dove, nella più completa assenza di un’amministrazione che pensi ai bisogni della gente, ognuno è costretto a far fronte ai problemi che ogni giorno si fanno più angoscianti sapendo di poter contare solo su sé stesso perché è completamente illusorio aspettarsi che il Sindaco e l’armata Brancaleone che lo accompagna, in tutt’altre faccende affaccendati, si preoccupino di mettere in piedi un programma complessivo di sostegno alle famiglie e un progetto straordinario per affrontare una straordinaria emergenza che coinvolge e travolge una parte sempre più consistente di città.
Impegnati come sono, i nostri futili amministratori, nell’unico esercizio che occupa tutto il loro tempo e che è quello di cercare ogni giorno di restare in sella ricucendo gli strappi che quotidianamente si vengono a produrre in una maggioranza che si compone e scompone in continuazione, non hanno tempo da dedicare a quisquilie come gli sfratti che si stanno moltiplicando, come la mancanza di lavoro che ogni giorno che passa getta nell’angoscia un numero sempre più importante di famiglie, come la scarsezza di risorse che si fa sempre più drammatica e nell’inconsistenza colpevole di una amministrazione evanescente, lontana anni luce dai bisogni dei cittadini, ognuno si sente desolatamente solo e cerca di cavarsela come può ricorrendo agli strattagemmi più disparati e alle iniziative che certe volte solo la disperazione riesce a farti prendere
Il dramma degli sfratti
Era il 4 aprile 2014 quando tutti i consiglieri comunali di opposizione, consapevoli del fatto che il problema si era fatto allarmante, proposero al Consiglio Comunale l’adozione di una delibera che destinasse a abitazione provvisoria per le famiglie rimaste senza casa le decine di alloggi completamente liberi diventati di proprietà comunale a seguito di confisca o acquisizione per abusivismo; il sindaco parlò di demagogia asserendo che il problema non era poi così grave, immancabilmente sulla stessa lunghezza d’onda gli fecero da sponda gli immancabili consiglieri Marra e Sansone e con il voto contrario dello stesso Sindaco, dei nominati Marra e Sansone e dei consiglieri Alfiero, Baiano, Astarita, De Biase, De Stefano, Del Fiore, Di Guida, Di Marino, Granata, Pellecchia e Ricciardiello il Consiglio decise che gli sfratti non erano un dramma e che non c’era alcun bisogno che il Comune adottasse misure straordinarie a sostegno di chi aveva perso la casa
La rivoluzione civile
Se è vero, come è vero, che la fame costringe il lupo a uscire dal bosco allora non c’è niente di più logico e di più prevedibile del fatto che i cittadini, costretti a fare da soli nella totale assenza del Comune, comincino seriamente a pensare a quello che devono fare per sopravvivere e per assicurare un minimo di sopravvivenza alle loro famiglie, capiscano che l’unione fa la forza e comincino a organizzarsi e quando i cittadini si organizzano si chiama “rivoluzione civile”, che rivoluzione è ma resta “civile” perché le persone esasperate, costrette a scendere in piazza per pretendere di vedere rispettati i loro diritti o per assicurarsi soluzioni alle esigenze essenziali delle loro famiglie, non sono facinorosi in cerca di occasioni per fare casino ma padri e madri di famiglia che non sanno più a che santo votarsi.
Chi è più criminale?
Ci siamo chiesti molte volte, e lo chiediamo anche a chi ha la pazienza di leggerci: è più criminale un amministratore pubblico che dispone di decine di case e le tiene vuote mentre un numero sempre crescente di suoi cittadini, sfrattati perché magari hanno perso il lavoro e non ce la fanno a pagare, è costretto a dormire in macchina o a trasferire tutta la famiglia presso parenti rendendo impossibile la vita anche a loro o è criminale chi prende le sue masserizie e con tutta la famiglia si va a piazzare in una di quelle case che il Comune tiene colpevolmente vuote? E’ fuori dubbio che se un criminale c’è questo è il Comune anche perché gli era stata offerta la possibilità di alleggerire il problema senza nessuna spesa e con arroganza e incoscienza si è rifiutato di farlo costringendo a adottare soluzioni non congeniali con il loro stile di vita persone assolutamente pacifiche ma esasperate proprio dall’inerzia colpevole del Sindaco e dei suoi lacchè.
La rivoluzione istituzionale
Con l’abbandono a tempo indeterminato delle attività istituzionali i Consiglieri comunali di opposizione, aldilà di singoli episodi particolarmente eclatanti, prendono semplicemente atto del fatto che la loro volontà e la loro capacità propositiva vengono sistematicamente annullate in Consiglio Comunale dalla arrogante protervia di un’amministrazione e di una maggioranza che, senza nemmeno entrare nel merito delle proposte, affidano le loro ragioni alla sola forza bruta dei numeri e hanno capito che più che in un’aula di Consiglio che è sorda ai problemi della città e muta per mancanza di idee, è opportuno andare a cercare il consenso alle loro proposte in mezzo ai cittadini e dalla loro condivisioni attingere la forza per farle valere: è anche questa una rivoluzione.