SEP 19 - LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - Le dimissioni come atto dovuto

SEP 19 -  LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - Le dimissioni come atto dovuto

 

Gentile Presidente,

 

a bocce ferme e con la massima serenità mi permetto di suggerirti una pacata riflessione su quanto avvenuto in occasione del Consiglio Comunale del 9 settembre, perché penso che l’impulso e la precipitazione insieme alla colpevole strumentalizzazione della tua funzione da parte dei tuoi colleghi di maggioranza ti abbiano spinto a una decisione grave, ingiusta e illegittima.

Vorrei rivedere con te, punto per punto, quello che recita l’articolo 31 del Regolamento del Consiglio Comunale.

-        “Nessun consigliere può intervenire nel dibattito se prima non abbia chiesto e ottenuto la parola dal Presidente.”

Ho sbagliato. Faccio ammenda

-        “Se un consigliere turba con atti oltraggiosi, turpiloquio , violenza fisica la discussione e l’ordine della seduta…”

Onestamente nel caso in questione non mi pare ricorra nessuno dei tre motivi previsti dal regolamento

-        Solo quando c’è uno di questi motivi “il presidente lo richiama formalmente e può disporre l’iscrizione a verbale del richiamo. Dopo un ulteriore formale richiamo il Presidente può proporre al Consiglio l’esclusione dall’aula del Consigliere per tutto il tempo della seduta”

Ribadita l’inesistenza dei motivi, la cosa che mi sembra sostanziale è il fatto che tutto quello che avrebbe potuto fare il Presidente sarebbe stato fare due richiami e proporre al Consiglio l’espulsione.

-        “La proposta viene messa ai voti senza discussione; il Presidente sospende la seduta finchè il Consigliere non abbandona l’aula”

La decisione, come vedi, non spetta al Presidente ma al Consiglio per cui l’atto che hai compiuto è palesemente arbitrario aggravato dalla richiesta di intervento dello forze dell’ordine cosa che, oltre a non essere prevista dal Regolamento, rileva una violenza e una sopraffazione inaudite.

Credo proprio che questa volta il gioco ti abbia preso la mano e che tu abbia compiuto un gesto di una gravità che balza agli occhi e della quale ti rendi certamente conto da sola.

            In forza della giovane età, in considerazione del fatto che a mio parere sei stata trascinata a tanto dai tuoi compagni di cordata che, a conferma, hanno accolto la tua improvvida decisione con un avvilente applauso, in virtù della simpatia personale che il fatto non ha intaccato, evito di agire nei tuoi confronti per le vie legali alle quali dovrei adire a tutela della mia onorabilità vilipesa, a condizione però che tu prenda seriamente in considerazione l’dea di rassegnare le dimissioni sia perché la gravità dei fatti lo postula come conseguenza ineludibile sia perché in una qualche altra maniera la rispettabilità della mia persona e del mio ruolo istituzionale va comunque ristabilita, sia perché va ripristinato il rispetto e la credibilità dell’organo istituzionale.

            So che nessuno dei tuoi colleghi di maggioranza potrà fare meglio di te, ma credo che nelle condizioni che si sono venute a creare le dimissioni siano un atto dovuto anche a costo di peggiorare il contesto.

 

            Saluti