Mar 27 - ORA COME ALLORA Come ai tempi in cui la camorra dominava apertamente la scena
Il 14 marzo si è tenuto il Consiglio Comunale straordinario richiesto da cinque consiglieri di opposizione per mettere al centro della politica il più angosciante fra i problemi che attanagliano la città: il problema del lavoro che non c’è.
Avrebbe dovuto essere il momento di un confronto corale alla ricerca di soluzioni possibili ma il sindaco e la sua variegata maggioranza l’hanno buttata subito in polemica politica; avrebbe dovuto essere l’occasione per un incontro fra chi è deputato al governo della città e i lavoratori e i disoccupati che alla politica locale chiedono un minimo di attenzione per il loro dramma, ma i lavoratori e i disoccupati sono stati artatamente tenuti lontano dalla sala consiliare con trucchi e arzigogoli di bassissimo profilo non disdegnando pratiche e sistemi di convincimento che credevamo appartenessero a un passato consegnato alla peggiore storia di Marano.
Buon sangue non mente. Chi come noi ha avuto modo di vivere da vicino quei momenti ha avuto la spiacevole percezione che certi modi di intendere e gestire la politica, propri dei tempi in cui la camorra dominava apertamente la scena, in realtà si sono perfettamente perpetuati e che i nostri attuali amministratori (che anche sul piano genealogico ne sono la continuazione) li sanno praticare con una scaltrezza e una spregiudicatezza impensabili.
La paura del confronto. Non appena protocollata la richiesta di convocazione il Sindaco e i suoi sono andati in paranoia e, sapendo che il confronto con la città vera su un tema così coinvolgente li avrebbe inesorabilmente messi in un angolo, si sono dati l’obbiettivo categorico di impedire a tutti i costi che la gente venisse in Consiglio; sono state accantonate le divergenze, si sono provocate impensabili complicità e si sono rinverdite tutte le vecchie usanze di controllo della parte servile della città.
Lo spostamento dei tempi. C’era bisogno di prendere tempo ed ecco che arrivano le osservazioni del Presidente del Consiglio che si accorge che l’argomento posto all’ordine del giorno “è troppo generico” e ne chiede l’integrazione; sull’integrazione si esprime la Segretaria Generale (o particolare?) che ritiene che il “piano straordinario per il lavoro” sia di competenza della Giunta e non del Consiglio per cui occorre una rimodulazione della proposta di delibera; sulla proposta rimodulata arriva il parere del Dott. De Biase il quale non poteva non rilevare che certi punti della delibera “erano illegittimi”
L’imbastardimento dell’ordine del giorno. Per evitare che nel manifesto di convocazione del Consiglio campeggiasse solo l’argomento “Lavoro” attirando la curiosità interessata di lavoratori e disoccupati, nel corso della Conferenza dei Capigruppo i consiglieri di maggioranza impongono l’inserimento all’ordine del giorno di venti “debiti fuori bilancio” per cui l’argomento “lavoro” diventa, in caratteri illeggibili, uno dei ventuno argomenti da discutere.
Il manifesto tardivo e le responsabilità della Dott.ssa Brunella Asfaldo. Il regolamento vuole che il Segretario Generale curi che il manifesto per la convocazione del Consiglio venga affisso almeno il giorno precedente a quello dell’assemblea; il caso però vuole che la Dott.ssa Asfaldo, puntuale e precisa su tutto, “si dimentichi” di curare la cosa e l’affissione si effettua solo verso le 10 di venerdi 14 marzo, il giorno stesso della convocazione in maniera che nessuno abbia modo di avere la notizia in tempo utile. Sapendo di avere il serpe nel manicone la nostra inappuntabile Brunella diserta il Consiglio e lascia la sedia al vice segretario.
Così si comprano la fame della gente. Il picco massimo della spregiudicatezza vigliacca i nostri amministratori lo toccano con il fatto che, pochi giorni dopo che era stata protocollata la lettera con la rimodulazione dell’ordine del giorno, due fra i senza lavoro che erano stati i più attivi nel sostenere la necessità di portare in consiglio il problema, stranamente vengono assunti proprio presso quel cantiere dove era stato loro spiegato che lavoro non ce n’era. Ovviamente i due “ex disoccupati” ricambiano il favore “dimenticando” di far stampare i manifesti e i volantini che si erano presi l’impegno di curare per cui nessun manifesto specifico è stato affisso e nessun volantino è stato distribuito, nessuno ha fatto sapere alla città che c’era un Consiglio che avrebbe parlato del lavoro.
La minaccia velata. In una città dove manca di tutto tutto viene mercanteggiato e uno, prima di esporsi anche per reclamare un diritto, ci pensa due volte perché domani potrebbe sempre succedere di aver bisogno del Sindaco o di qualche padrino; è una cosa che Liccardo e soci sanno molto bene e non si fanno scrupoli nel far capire, soprattutto a quella parte della “paesanità” che veste i panni del questuante per abito mentale, che “se oggi mi crei problemi, domani me ne ricorderò”.
La sala vuota. Ecco perché la sala consiliare era vuota quel venerdi 14 marzo nel quale il Consiglio Comunale doveva parlare del lavoro che non c’è e fra i pochi presenti non mancavano le truppe cammellate al soldo del re di spagna. E nella sala vuota si sono potuti permettere di far valere la forza dei numeri.
Così andavano le cose…andavano così le cose ai tempi di Credentino, così vanno le cose ai tempi di Liccardo…tiemp bell ‘e ‘na vota