Mar 27 - IL RINNOVAMENTO SECONDO LICCARDO - Rinnovato l’incarico alla famiglia IORIO per le lampade votive

Mar 27 - IL RINNOVAMENTO SECONDO LICCARDO - Rinnovato l’incarico alla famiglia IORIO per le lampade votive

Un privativa di fatto lunga 42 anni
Che a questo mondo tutto sia relativo l’aveva già detto un certo Albert Einstein il quale, però mai avrebbe potuto immaginare quanto relativo potesse essere il termine stesso di relatività; la cosa invece sembra perfettamente acquisita nel modo di essere, di pensare e di operare di un personaggio a noi più vicino, molto meno famoso ma non per questo meno esperto sulla teoria einsteiniana: stiamo parlando del Sindaco di Marano per il quale non c’è niente che possa avere un significato stabile e univoco e oggi vediamo come la parola “rinnovamento”, che è stata il leitmotiv di tutta una campagna elettorale, nel vocabolario instabile del nostro primo cittadino quale significato assume
Se parliamo della lampade votive cimiteriali vediamo come il rinnovamento non è inteso come un cambiamento che vede l’esistente sostituito da qualcosa di nuovo ma come rinnovamento di una cosa che esiste fissa e immutabile da oltre 35 anni e che viene procrastinata per altri sette anni con un contratto che verrà firmato  fra pochi giorni
 
Una storia che si perde nella notte dei tempi
Non siamo riusciti ad avere notizie certe di quando la famiglia Iorio ha iniziato a gestire le lampade votive nel cimitero di Marano né siamo stati in grado di conoscere gli atti con i quali l’amministrazione comunale le ha affidato il servizio per la prima volta, sappiamo però che il 28 maggio 1982 il sindaco pro tempore ha rilasciato la concessione edilizia n° 2160 per la costruzione di una cabina elettrica “servente” ai sigg.ri Pasquale e Vittorio Iorio nati rispettivamente il 14.7.1891 e il 18.11.1921; sono date che ricordano il cippo a Forcella e che riportano la partenza del business alla notte dei tempi
Successivamente non ci risulta ci sia stato nessun atto che abbia prorogato il contratto e ci risulta invece, per esperienza diretta, che ogni volta che si è tentato di regolarizzare la faccenda la “paesanità” si è stretta compatta a difesa della ditta sia con la discesa in campo a spada tratta dei paesani della politica sia, e soprattutto, con l’incredibile melina messa in atto dai vari uffici, per cui la cosa ha continuato ad andare avanti per “forza di inerzia”
Ci aveva provato un paio di volte Bertini senza risultato; ci prova ancora una volta l’amministrazione Perrotta che il 21.3.2011 emette un nuovo bando (si dice che all’epoca ci fosse un consigliere comunale interessato a entrare nell’affare) ma il giorno 8 novembre 2011, con il sindaco Cavallo, il Dirigente dell’area tecnica con la determina 522 annulla la gara
 
Il tentativo del Commissario
Arrivata a Marano con l’idea di iscrivere sul proprio palmares la sconfitta della camorra e delle usanze locali, la Dott.ssa Tramonti decide di mettere fine alla storia e dispone che si proceda a emanare un nuovo bando; ovviamente non ha vita facile nemmeno lei, ma, con un Commissario che può farti passare un guaio, le resistenze sono più deboli e bene o male le procedure vengono avviate nella certezza che prima o poi la gestione commissariale avrebbe pur dovuto finire; infatti finisce e la ditta Iorio, che nel contempo si è data la ragione sociale I.L.V. sas che ha come commendatario il giovane Vittorio Iorio ultimo rampollo della famiglia e sfegatato sostenitore della Amministrazione Liccardo, si vede assegnato, a seguito di una regolare gara, il nuovo appalto per altri sette anni portando a oltre 40 anni il periodo dei gestione del servizio in regime di monopolio familiare
 
La gara regolare
Consigliamo chi fra i nostri lettori a interesse ad approfondire nel dettaglio la cosa di cliccare qui; noi, a beneficio di chi si accontenta di una informazione sommaria, tentiamo una sintesi stringatissima della gara che, in forza di una convenzione firmata dal Commissario Tramonti, è stata gestita non dagli uffici comunali ma dalla Stazione Unica Appaltante.
L’importo a base d’asta per i 7 anni è fissato in € 547.260,00 e vincerà chi offrirà il maggior “aggio” a favore del Comune considerando la soglia minima del 20%. Partecipano 4 ditte ma tre vengono escluse in quanto carenti, a parere della commissione, di un requisito essenziale; l’unica rimasta in corsa (Italgeco scarl) viene esclusa perché il bando prevedeva che la gara potesse essere aggiudicata solo in presenza di almeno due offerte valide: la Commissione dichiara deserta la gara. La ditta I.L.V. sas presenta ricorso al TAR che a pochi mesi di distanza la riammette e la commissione, di conseguenza, riammette anche le altre escluse per un identico motivo; alla fine l’appalto viene assegnato alla I.L.V. sas che offre un aggio del 55,40% su tutto ciò che incasserà dalla gestione delle lampade votive negli spazi comunali; praticamente il Comune chiede il 20%, la ditta Iorio offre più del doppio.
 
Un dettaglio che intriga
Non ci sono dubbi che la gara si è svolta secondo le regole; qualcuno che, come noi,  è strutturalmente sospettoso e vuole a tutti i costi  trovare il pelo nell’uovo potrebbe però osservare che basta inserire nel momento opportuno le regole giuste e il gioco è fatto e magari, il nostro malfidato lettore si domanda com’è che davanti a un’offerta così anomala a nessuno sia venuto in mente di andare, come si fa di norma,  a chiedere alla ditta vincitrice di dimostrarne la congruità ed è proprio qui che, a nostro parere, c’è il dettaglio che maggiormente intriga chi vuole per forza trovare l’inghippo, nel punto in cui la relazione della S.U.A. precisa che già prima di aprire le buste “…questa amministrazione stabiliva di non procedere alla valutazione e verifica delle eventuali offerte anomale ai sensi del DLGS 163/2006” come se si sapesse già in anticipo che qualche offerta anomala sarebbe arrivata.
Noi non siamo maligni come il nostro fantomatico lettore ma sappiamo che non c’è bisogno di interrogare la zingara per sapere che fra tutti i partecipanti chi godeva di una posizione decisamente privilegiata era proprio la I.L.V.sas sia perché all’interno del cimitero gestisce da sempre l’identico servizio per le Cappelle e l’arrivo di un terzo incomodo l’avrebbe incasinato non poco, sia perché è, o almeno ritiene di essere, proprietaria della cabina di trasformazione che eventuali altre ditte avrebbero dovuto rilevare o costruire: è chiaro che il nostro giovane ma ben addestrato Vittorio Iorio si è potuto permettere di strafare alla faccia di tutti i criteri della par condicio sapendo che nessuno gli avrebbe chiesto niente.
 
Una domanda sorge spontanea
In forza dell’offerta che lui stesso ha fatto dovrà versare ogni anno nella casse del Comune la somma di 39.000 euro ritenendola giusta e congrua; com’è che, allora, fino a oggi non ci risulta abbia mai versato più di 5.000 euro all’anno? Che farà della parte incassata che eccede il livello di congruità da lui stessa determinato? Restituirà tutto al Comune? Pinco ci crede. Ci verrebbe anche da chiederci come sono regolate le cose con le Congreghe, ma quello, si sa, è off limits.
 
La storia della cabina di trasformazione
Siamo già oltre i limiti di leggibilità di questo articolo, ma non possiamo non spendere qualche delucidazione su questa strana storia. Secondo la famiglia Iorio la cabina è di loro proprietà perché costruita su un’area in loro possesso anche se non ne hanno mai esibito il titolo; il Dirigente dell’area tecnica con la nota 106 del 16.1.2012 attesta che la proprietà è del Comune perché il manufatto è realizzato su un’area espropriata per l’ampliamento; secondo l’Arch. Bonocore, che la cosa l’ha studiata a fondo, le cose starebbero così: una parte è stata costruita sulla particella per la quale era stata richiesta la concessione edilizia, un’altra consistente parte invade la particella attigua che non è mai stata degli Iorio; c’è poi un deposito del tutto abusivo e c’è un altro manufatto, regolarmente abusivo, che invece insiste sulla particella 37 di proprietà comunale
 
Come si chiuderà la storia della cabina?
Sembra che il contratto non possa essere stipulato fin quando non verrà definita la storia della proprietà della cabina, ma su questo il bravo Vittorio ritiene non ci siano problemi visti i buoni rapporti che intercorrono con l’Amministrazione alla quale suggerisce questa incredibile soluzione (nota 01969 del 30.1.2014) “La I.L.V. sas cede volontariamente al Comune la cabina e a fonte della cessione volontaria la I.L.V.sas potrebbe non versare gli oneri dell’appalto all’ente comunale per tutta la durata del contratto, oltre ad ottenere la concessione d’uso della cabina per i successivi 25 anni”. In pratica ti cedo una cabina che non è mia con annessi manufatti abusivi, tu mi ringrazi regalandomi 273.000 euro e mi dai la concessione per i successivi (dopo i 7) venticinque anni così mi garantisco il pane per la vecchiaia.
C’è qualcuno che leggendo tutto questo non ha pensato alla celebre storia del tipo che dice all’amico: “cumpà m’ a dai ‘na vacca?” pensando che potrebbe trovarlo scemo. Eppure noi siamo convinti è così che andrà a finire: fra paesani ci si intende sempre.
 
 

Questo il rinnovamento secondo Liccardo.