Mar. 19 “IL LAVORO? NON E’ UN PROBLEMA MIO” - “tiemp bell ‘e ‘na vota…”: come il Sindaco svuota la sala consiliare
Il ritardo e lo sconcerto
Questa volta non siamo riusciti a essere tempestivi come d’abitudine e, sul Consiglio Comunale convocato per discutere del problema del lavoro, arriviamo con un leggero ritardo dovuto fondamentalmente a importanti impegni di lavoro in masseria; ce ne scusiamo con i lettori più affezionati e non ci imbarazza dover ammettere che, in parte, qualche giorno di decantazione ci è anche servito per assorbire lo sconcerto provocato da quello che, nella circostanza, ha fatto e ha detto uno fra i sindaci più piccolini (come statura morale, culturale e politica) che sia mai capito in sorte alla nostra città
Eravamo preparati a tutto e d’altra parte molti anni di frequentazione della politica locale sembravano averci abbondantemente immunizzati, ma dobbiamo ammettere che quello che è capitato nell’assise del 14 marzo ha superato di gran lunga la più triste aspettativa e dover prendere atto de visu del livello di degrado nel quale la città è stata fatta piombare ci ha colpito duro alla bocca dello stomaco convincendoci del fatto che nessuna città al mondo, per quanto disgraziata possa essere stata la sua storia, può meritarsi un’amministrazione così
I fatti e i detti
Sull’argomento le cose da dire sono tante ma non possiamo, oltre alle cose che si sono dette, tralasciare alcune cose che si sono fatte e che hanno condizionato in maniera sostanziale la conclusione del dibattito Siccome rischiamo di andare molto per le lunghe abbiamo pensato di dividere “i fatti” dai “detti”: oggi parliamo dei fatti e domani ci dedicheremo a quello che si è detto
I FATTI
Buon sangue non mente
La sensazione più spiacevole che ci è rimasta addosso è stata quella di aver rivissuto un’appendice della peggiore storia della peggiore Marano e che certi modi di intendere e gestire la politica, che troppo presto ci eravamo illusi che fossero stati confinati nella sfera dei più brutti ricordi, in realtà si sono perpetuati e sono ancora quelli che i nostri attuali amministratori (che anche sul piano genealogico ne sono la continuazione) praticano con una scaltrezza e una spregiudicatezza impensabili. Caso mai a qualcuno fosse sfuggito qualche dettaglio proviamo a ripercorrere brevemente i momenti salienti di questa sconcertante faccenda
La paura del confronto
Non appena protocollata la richiesta di convocazione di un Consiglio Comunale straordinario e monotematico sul problema del lavoro la “paesanità” della compagine che governa (?) Marano è andata in fobia totale sapendo che il confronto con la città vera su un tema così coinvolgente li avrebbe inesorabilmente messi in un angolo e l’imperativo categorico per tutti è diventato “impedire che la gente venisse in Consiglio” e su questo tema sono state superate come d’incanto tutte le divergenze che squassano da tempo le file sgangherate della maggioranza, si sono provocate impensabili complicità e si sono rinverdite tutte le vecchie usanze di controllo della parte servile della città
Lo spostamento dei tempi

L’imbastardimento dell’ordine del giorno
Per evitare che nel manifesto di convocazione del Consiglio campeggiasse solo l’argomento “Lavoro” che avrebbe potuto provocare la curiosità interessata di lavoratori e disoccupati, nel corso della Conferenza dei Capigruppo i consiglieri di maggioranza imposero con la forza dei numeri l’inserimento all’ordine del giorno di venti “debiti fuori bilancio” per cui l’argomento per il quale era stata richiesta la convocazione diventava, in caratteri illeggibili, uno dei ventuno argomenti da discutere
Il manifesto tardivo e le responsabilità della Dott.ssa Brunella Asfaldo
Si sono comprati la fame

La minaccia velata

In una città dove manca di tutto tutto viene mercanteggiato e prudenza vuole che uno prima di esporsi anche per reclamare un diritto ci pensi due volte perché domani potrebbe aver bisogno del Sindaco o di qualche padrino per qualunque cosa; Liccardo e soci hanno dimostrato di aver imparato bene la lezione e di saperla praticare senza scrupoli; sanno come far capire, soprattutto a quella parte della “paesanità” che veste i panni del questuante per abito mentale, che “se oggi mi crei problemi, domani me ne ricorderò”
La sala vuota
Ecco perché la sala consiliare era vuota quel venerdì 14 marzo nel quale il Consiglio Comunale doveva parlare del lavoro che non c’è e fra i pochi presenti non mancavano le truppe cammellate al soldo del re di spagna. E nella sala vuota si sono potuti permettere di dire quelle cose che racconteremo domani
Così andavano le cose…andavano così le cose ai tempi di Credentino, così vanno le cose ai tempi di Liccardo…tiemp bell ‘e ‘na vota