Mar 18 - PRENDI I SOLDI E SCAPPA…(SE CI RIESCI) - La Corte dei Conti chiede 230.000 euro a Perrotta e al Segretario Generale
I nodi al pettine. Siamo sicuri che la maggior parte dei soldi che sono spariti dalle casse comunali negli ultimi sei anni di amministrazione, riducendo l’ente allo stato di coma dal quale non sembra riprendersi nonostante i forti salassi imposti dal Commissario, si sono dispersi in mille rivoli dei quali non sarà possibile venire a capo per intero e che di molti si perderà definitivamente traccia, qualche nodo però ogni tanto viene al pettine e di qualche rigagnolo si scopre il percorso, come nel caso riportato da L’Attesa che riferisce ( battendoci sul tempo) che la Corte dei Conti chiede all’ex sindaco Perrotta e al segretario generale dott. Aldo Ferrara la restituzione di 230.000 euro che il Comune ha speso per mantenere nelle stanze del re un’inutile quanto pletorica corte impropriamente e illegittimamente definita “staff”.
Allattavano tutti all’unica zizza. Fu con Perrotta che ritornò in auge al Comune di Marano l’idea che ha sempre informato la mala politica e che è quella per la quale chi arriva al governo di una città può attingere a piene mani per sé e per i suoi e senza ritegno alcuno alla cassa comune, può attaccarsi e fare attaccare i suoi a quell’unica zizza e succhiare con foga, un po’ per compensare il digiuno che magari dura da troppo tempo e un po’ perché l’occasione potrebbe non durare a lungo e sarebbe certamente un peccato lasciare ad altri qualche goccia di latte. Purtroppo però, fra fischi e pernacchie, Perrotta è riuscito a rimanere in sella in maniera sempre più sbilenca e disarticolata per la bellezza di cinque anni e chi gli è succeduto non ha trovato di meglio che non proseguire nella stessa azione di pompaggio per cui è stata inevitabile l’aclampsia puerperale dalla quale non si sa ancora se la città riuscirà a venire fuori.
Quattordici giullari alla corte del re. Per dare il primo tangibile segno del nuovo corso e per cominciare dare le prime risposte alle tante promesse dispensate in periodo elettorale, il nuovo sindaco appena eletto si attorniò di una pletora di nullafacenti e chiamò alla sua corte la bellezza di 14 giullari spacciandoli per “personale ad alto profilo”, chiamandoli “staff” e caricandone il mantenimento sulle spalle di cittadini che da perfetti beoti l’avevano eletto; ovviamente i prescelti avevano tutti il requisito di alta fedeltà al re ma mancavano di quel profilo di alta professionalità che la legge pretende e poi erano tanti, troppi, esageratamente numerosi se si tiene presente che per 13 anni il sindaco Bertini si è avvalso della collaborazione di una sola persona e Bertini, a differenza di Perrotta che non ha battuto chiodo, di cose ne ha fatte e ne ha fatte tante.
Prima l’Altra Marano e poi Tatò. L’incredibile anomalia venne stigmatizzata da subito da L’Altra Marano senza che,ovviamente, la cosa producesse effetti particolarmente efficaci e venne successivamente rilevata anche dall’Ispettore mandato dal Ministero a investigare sulle strane cose che succedevano al Comune di Marano e, da buon segugio, il dott. Tatò, fra tanti altri misfatti, notò l’inghippo nonostante sindaco e funzionari si fossero affrettati a anticiparne le mosse licenziando in tronco una buona quantità di presunti staffasti.
Adesso la Corte dei Conti. Adesso la Corte dei Conti presenta il conto e chiede indietro i 230.000 euro che lo sfizio perrottiano è costato alla città e li chiede a Perrotta perché nella qualità di sindaco ha fatto i decreti di nomina degli staffasti e a Aldo Ferrara perché nella qualità di segretario generale ha redatto e stipulato i singoli contratti. La cosa, ovviamente non finirà qui, ma già a questo punto riveste significati di grande importanza:
Perrotta: lo stipendio del sindaco di Marano al netto dalle ritenute non supera i 2.700 euro al mese il che vorrebbe dire che, se non ha arrotondato diversamente, deve portare indietro tutti gli stipendi percepiti e metterci 70.000 euro di suo: è valsa veramente la pena?
Ferrara: guadagna molto più del sindaco e ha avuto l’abilità di farsi liquidare 130.000 euro per un galleggiamento del tutto illegittimo; forse per lui le cose vanno meno peggio ma va considerato che sta già restituendo più di 30.000 euro per diritti di rogito percepiti oltre i limiti di legge e qualche pizzico sulla pancia toccherà anche a lui. A noi l’idea di recuperare quei 130.000 euro non dispiace affatto.
Il Commissario: ha avuto in molte circostanze modo di valutare le qualità professionali del segretario generale e ora si aggiungono ulteriori inquietanti elementi: perché continua a tenerselo come un oracolo? Forse anche alla corte del Commissario serve un giullare?
La favola insegna…le favole di Esopo finivano sempre con un insegnamento, da questa vicenda quali insegnamenti è possibile trarre? Ognuno tragga i suoi, noi ci limitiamo a invitare a una riflessione quei candidati sindaco che vogliono continuare la storia di Perrotta e a richiamare l’attenzione degli elettori che a maggio andranno a rinnovare Sindaco e Consiglio Comunale sulla necessità di evitare che si ripetano scelte sbagliate.