Mag. 6 SIAM RIMASTI IN TRE… La selezione naturale dei candidati a sindaco

Mag. 6 SIAM RIMASTI IN TRE… La selezione naturale dei candidati a sindaco

Ai nastri di partenza

 
Questa volta sembrava proprio che la corsa verso l’incarico più prestigioso e più impegnativo per le elezioni amministrative di Marano fosse particolarmente affollata; si prospettavano ai nastri di partenza addirittura sei possibili candidati e non mancavano ipotesi di candidature solitarie dell’ultim’ora; prima che si formalizzasse l’ultima discesa in campo di Mauro Bertini che, dopo una breve consultazione con la città e con i suoi compagni di cordata, scioglieva gli indugi già nei primi giorni di novembre, si era posta con una determinazione assolutamente inusuale la decisione di Rodolfo Visconti di presentare una sua candidatura alla carica di primo cittadino molto prima che si chiarisse con chi e con quali programmi, andava da sé che ci sarebbe stato un candidato per un rabberciato centro sinistra che indicava da subito Matteo Morra quale sindaco in pectore, il centro destra non poteva non presentare una sua candidatura anche se, dato per spacciato, non riusciva a individuare la figura sacrificale a cui conferire l’ingrato compito, si parlava di una corsa in solitario dell’UDC e il gruppo dei Grillini, nato da una costola di Città in Movimento, si era costituito assicurando la sua partecipazione alla competizione e non si escludevano altre possibili  corse in solitario fra le quali sembrava ipotizzabile quella di Stefania Fanelli
In dirittura d’arrivo
Le cose poi si sono evolute in tutto un altro modo e le intenzione di partenza hanno dovuto fare i conti con tutta una serie di fatti nuovi e circostanze imprevedibili per cui in dirittura di arrivo si presentano solo tre candidati alla carica di sindaco: Mauro Bertini per la Coalizione de L’Altra Marano, Michele Palladino per quello che rimane di un Centrosinistra imploso malamente giocando alle primarie, Angelo Liccardo intorno al quale si è ricostituito, e non per interessi propriamente politici, un Centrodestra ringalluzzito dai risultati ottenuti in loco dal partito di Berlusconi alle ultime elezioni politiche
La decimazione
Visto che non si è registrato l’abbandono volontario della competizione da parte di nessuno dei contendenti andiamo a cercare di capire cosa abbia prodotto questa drastica decimazione

Rodolfo Visconti e i Grillini. Forte di un pacchetto tutto personale di voti che ragionevolmente presumeva potessero attestarsi intorno alle 600-800 preferenze Rodolfo Visconti è andato alla ricerca di chi accettasse di apparentarsi con lui con la premessa indiscutibile che dovesse essere lui il candidato alla carica più elevata. Ha trovato sulla sua strada la disponibilità dei soli grillini i quali, forti del consenso ottenuto a livello nazionale dal Movimento Cinque Stelle e pensando di poterlo replicare a Marano, hanno accolto di buon grado l’apporto dei voti e lo hanno acclamato candidato sindaco prima ancora che arrivasse il placet di Grillo e Casaleggio. L’accorpamento ha ridotto a una le due ipotesi di candidatura. Sembra che l’operazione, però, non sia stata apprezzata dagli organismi centrali del Movimento anche in conseguenza della forte polemica sollevata dai livelli provinciali che rimproveravano all’ipotetico candidato trascorsi politici (in qualità di consigliere comunale del PD) che a loro non andavano particolarmente a genio
        Fra una discussione e l’altra i tempi passavano e il placet di Grillo non arrivava; la risposta è arrivata solo a poche ore dalla data utile per la presentazione delle liste ed è stata un’autentica doccia fredda perché portava con sé il rifiuto alla candidatura di Visconti per cui si sono dovuti inventare un nuovo portavoce, hanno dovuto muoversi come dei tarantolati per mettere insieme una lista incompleta sulla quale raccogliere le firme e quando è scoccato l’ultimo minuto utile hanno dovuto prendere atto che l’autorizzazione ufficiale all’utilizzo del simbolo non era ancora arrivata e, con la tristezza che è facile immaginare (e che condividiamo pienamente) hanno dovuto rinunciare alla competizione.
Siamo convinti che il temporeggiamento estremo sia stato un sistema poco elegante per evitare un rifiuto formale e la cosa non ci piace sia perché preferiamo parole e atteggiamenti chiari a furbeschi e meschini sotterfugi sia perché siamo intimamente convinti che il confronto fa bene alla democrazia. Non nascondiamo anche il fatto che aspettavamo addirittura con interesse che il confronto ci fosse perché a Marano Grillo è arrivato con venti anni di ritardo nei confronti di una rivoluzione che è partita con Bertini e non si è fermata alla contestazione ma si è trasformata nella proposta operativa di un’amministrazione efficace.
L’UDC. La batosta rimediata alle ultime elezioni politiche ha segnato duramente il Partito di Biagio Iacolare che non è riuscito ad accasarsi in nessuna coalizione e che, dopo aver attentamente valutato l’ipotesi di una corsa solitaria improntata a un poco credibile rinnovamento,

ha ritenuto più conveniente non esporsi al rischio di una sconfitta bruciante e ha preferito lasciare libero il campo inventandosi la scusa di un periodo  sabbatico necessario per ricostituire il partito su basi nuove. Conoscendo il personaggio noi non ci siamo per niente lasciati convincere dai giri di parole, abbiamo cercato di scoprire quali invece fossero le reali intenzioni  e ci sembra di averle trovate nell’ultima cazzimmata con la quale ha piazzato i suoi più fidati e più solidi portatori di voti un po’ di qua e un po’ di là garantendosi, comunque vada, un ritorno in campo immediatamente dopo le elezioni con un più che probabile manipolo di consiglieri; della seria “l’italiano si fa secco ma non muore”.

Siam rimasti in tre…
Come nella simpatica canzoncina di Modugno sono rimasti in tre a contendersi il ruolo di sindaco della nostra città; non ci dilunghiamo a presentare Mauro Bertini sia perché non c’è chi non lo conosca sia perché a lui, al suo programma e alla coalizione che lo sostiene avremo modo di dedicare ancora spazio e attenzione; non ci attardiamo in questa sede nemmeno a parlare più di tanto di Angelo Liccardo perché sul suo ruolo nella riproposizione del vecchio sistema de “Le mani sulla città” saremo costretti a tornare sicuramente più di una volta; quello che vogliamo invece tratteggiare, almeno in maniera sommaria, è il profilo del più sconosciuto fra i tre assurto inaspettatamente al rango di candidato sindaco del Centrosinistra.
Non disponiamo di elementi biografici di Michele Palladino e non crediamo nemmeno che a chi ci legge la cosa possa interessare più di tanto, ci limitiamo a raccontare alcuni fatti che, proprio perché sono fatti, hanno il pregio della verità incontestabile e da questi ognuno può farsi un’idea su chi, come la pensa e come agisce il candidato sindaco del Centrosinistra.
Pal(l)adino della legge
I fatti che abbiamo recuperato sono questi:
Il salto della quaglia. Alle elezioni del 2013, candidato nella coalizione che sosteneva la candidatura di Mauro Bertini e della quale condivideva l’impianto programmatico, viene eletto consigliere e, senza un attimo di indugio, scopre che il programma di Cavallo è migliore di quello di Bertini e si trasferisce armi e bagagli alla corte del re di Piazza Pergola sostenendolo nel suo breve e disastroso periodo amministrativo
La scomparsa e la riapparizione. Con le dimissioni di Cavallo  sparisce dalla circolazione come tutti i politici delle nostre parti lasciando la città in balia di un commissario deciso a far pagare a Marano i suoi atavici errori e ritorna in circolazione con l’approssimarsi delle nuove elezioni e partecipa attivamente agli interminabili tavoli di concertazione aperti da un fantomatico centrosinistra.
Il pellegrinaggio. Quando capisce che da quelle parti i giochi sono fatti e che il candidato sindaco è praticamente già stato designato nella persona di Matteo Morra abbandona sdegnato le trattative asserendo che la pochezza degli argomenti progettuali non gli consente di continuare la discussione e se ne va accompagnato dalle invettive anche volgari dei suoi ex patners; prova ad accasarsi nuovamente con Mauro Bertini il quale, ricordando il salto della quaglia di cui era già stato protagonista, declina l’offerta
Al personaggio, deciso a giocare il ruolo di unto del Signore, non resta che coprirsi la testa di cenere e ritornare alla casa del padre riprendendo il posto lasciato vuoto al tavolo del Centrosinistra, scopre che gli argomenti progettuali potevano anche andar bene,  dimentica le invettive truculente di cui era stato fatto oggetto e si butta a corpo morto nella contesa delle primarie
Un maresciallo per la legalità? Imposta una campagna elettorale tutta quanta basata sull’assioma del tutto indimostrato che per il fatto che è maresciallo (di non si sa bene quale corpo militare) è in automatico il paladino (con una elle sola) della legalità. Dalle urne esce inopinatamente vincitore con un numero sproporzionato di preferenze che fanno storcere il naso a qualcuno soprattutto a chi, dato per sicuramente vincente, si vede definitivamente estromesso.
In effetti si sa che se il voto è segreto non sono invece segreti i votanti e gira insistente la voce che si siano recate a votare persone che con il centrosinistra c’entrano come il cavolo a merenda e c’è chi giura che siano arrivati anche consensi che una persona rigorosamente amante della legalità non avrebbe dovuto accettare a cuor leggero; noi ci limitiamo come sempre a registrare sapendo che i voti, come i soldi, non sempre hanno odore.
Lo svarione. Nell’avviare la campagna elettorale il prode maresciallo incappa in un altro svarione grossolano che lascia molto a desiderare in merito al millantato rispetto della legalità tappezzando muri, serrande, bidoni della spazzatura in dispregio di ogni legge e di ogni regola con il rubicondo faccione riportato su migliaia di manifesti.
E poi? Poi basta. Questi sono gli unici fatti di cui disponiamo per raccontare ai nostri lettori chi è il candidato sindaco della coalizione variegata del Centrosinistra: sappiamo che è poco, ma Palladino è tutto qui, altro non ha fatto.....
 

Mauro Bertini