Mag. 10 REPETITA IUVANT? Michele Palladino: il mantra dei fitti passivi e la bufala in TV

 Mag. 10 REPETITA IUVANT? Michele Palladino: il mantra dei fitti passivi e la bufala in TV

Sarà vero?
Viene dalla saggezza degli antichi il motto romano secondo il quale “ripetere le cose può aiutare” ma davanti all’ossessiva cantilena alla quale Michele Palladino (ormai più noto in città come “pallidino” per l’immagine un po’ sbiadita che porta con sé) si è abbandonato nel corso della recente tribuna elettorale che RAI 3 ha dedicato a Marano pare che più di uno spettatore si sia domandato se il vecchio detto valga sempre e dovunque
Dopo aver spiegato con dovizia di particolari,  andando anche fuori tema in riferimento all’argomento proposto dal conduttore, che tutti i guai di Marano derivano dal fatto che l’amministrazione Bertini, “pur avendo a disposizione dei locali di proprietà comunale vuoti… ha preferito contrarre dei fitti passivi per alcuni uffici… dimostrando o incapacità o disonestà se non tutte e due”, ci ha preso gusto e ogni volta che gli è stata data la parola, a proposito e a sproposito, il discorso è sempre andato immancabilmente e desolatamente a finire sui “fitti passivi” e “fitti passivi” sono stati, come un mantra o un disco incagliato,  fino alla fine della trasmissione
Il palo
Noi non sappiamo se quello era l’unico discorso sul quale si era preparato (e preferiamo non immaginare di che tipo saranno le altre rivelazioni che si è impegnato a fare entro il mese di maggio) sappiamo però che anche su questo argomento, sul quale siamo convinti si sia anche documentato, ha preso un palo grosso come una sequoia ed è stato solo per il particolare tipo di conduzione della trasmissione che, con le frequenti interferenze del giornalista, non concedeva spazi alle argomentazioni che il candidato del centro sinistra ha evitato una immane figura barbina in diretta televisiva perché un minimo di “rewind” della storia recente avrebbe consentito di cogliere la completa inconsistenza degli “elementi d’accusa” lasciando un Pallidino imbambolato a ripetersi addosso il ritornello un po’ ebete “i fitti passivi…i fitti passivi…i fitti passivi”
I fatti e i fitti
La storia che Bertini avrebbe dovuto fare a suo tempo quello che ha fatto il Commissario il quale, per salvare la disastrosa situazione finanziaria del Comune, ha pensato di trasferire a Palazzo Merolla l’Ufficio Tecnico e gli Uffici Anagrafici li ha messi nell’ex istituto delle Suore Salesiane abbandonando i locali presi in fitto, in realtà si basa su un presupposto tanto fasullo da rendere incredibile il fatto che né Palladino né Liccardo, che si è affrettato a condividere, l’abbiano tenuto presente
In realtà i lavori di ristrutturazione di Palazzo Merolla sono finiti in epoca Perrotta e l’edificio è diventato fruibile solo nel periodo Cavallo mentre le Suore Salesiane hanno abbandonato l’edificio di Piazza Trieste e Trento nell’ultimo scorcio dell’amministrazione perrottiana: anche se avesse voluto Bertini non avrebbe potuto fare l’operazione che ha fatto il Commissario perché non aveva a disposizione nessuno dei due edifici
E’ chiaro che a questo punto l’interrogativo lanciato in diretta dal candidato del Centrosinistra gli torna dietro la nuca come un violento boomerang: incapacità o disonestà? Che sia incapace lo sta dimostrando ogni volta che prende la parola, per affermare invece se sia disonesto bisognerebbe sapere qualcosa di più sul grado di consapevolezza e il dato sinceramente ci sfugge
Da accusatore a accusato
Non è difficile dedurre da questa elementare precisazione che i ruoli accusatore - accusato vengono decisamente invertiti perché la soluzione inventata dal Commissario avevano eventualmente la possibilità di metterla in atto i partiti che oggi sostengono Palladino e che ieri sostenevano Perrotta o avrebbe potuto eventualmente pensarla (parola un po’ forte per un… Cavallo) l’amministrazione che è venuta dopo, sostenuta da Palladino, anche se è particolarmente difficile immaginare l’Ufficio Tecnico installato a Palazzo Bonelli
Un’occasione mancata
Aldilà, però, della mancata attivazione di una soluzione, che poi una soluzione non è, del tipo di quella uscita dal cilindro sbilenco del Commissario c’è una responsabilità ben più grave che va imputata esclusivamente a Parrotta e a quei partiti (leggi PD) che l’hanno sostenuto e che oggi sostengono Palladino ed è quella di non aver colto l’occasione della pioggia di milioni caduta su Marano con il programma PIU Europa per risolvere il problema una volta per tutte e in maniera radicale pensando a costruire una bella casa comunale dove funzionalità e efficienza logistica potessero sposarsi con un più razionale servizio reso ai cittadini costretti a un’autentica via crucis quando devono avere a che fare con gli uffici municipali
Si è pensato alla sede della Compagnia dei Carabinieri senza sapere ancora se la Compagnia verrà o non verrà a Marano, si è pensato a restaurare il chiostro del Convento di Santa Maria degli Angeli all’insaputa dei Francescani, si è pensato alle inutili palle su Via S. Nuvoletta, si sono pensate mille stronzatelle in giro per la città ma non si è pensato a realizzare, senza spese per l’ente, una casa comunale degna di questo nome
Lo rifarei…
Ha suscitato un certo scalpore la frase usata da Bertini che, nella concitazione di un dibattito televisivo gestito in una maniera non proprio brillante dal moderatore, ha cercato di sintetizzare le sue intenzioni con un lapidario “lo rifarei”; su questo, avendone l’opportunità, è il caso di fare un po’ di chiarezza.
Palazzo Merolla deve tornare a essere il palazzo della cultura perché una città senza cultura non ha futuro e non è logico bruciare in un momento di freddo le pareti della casa e questo anche se dovesse costare qualcosa di soldi lo si deve fare e lo si deve fare presto
L’edificio ex IPAB: fu abbandonato dalle Suore perché inagibile e inidoneo, oggi il Commissario ci mette a lavorare i dipendenti comunali in condizioni indecenti e indegne: per quanto chi scrive non sia mai stato particolarmente tenero nei confronti degli operatori del Comune comunque ha sempre nutrito per loro, in quanto lavoratori, il massimo rispetto e per nessun motivo, qualora la città lo incarichi di fare il Sindaco, lascerà dei lavoratori nelle condizioni di precarietà, indecenza e indecorosità nelle quali li ha messi il Commissario e li vorrebbero lasciare Palladino e Liccardo
Noi siamo fatti di un’altra pasta: che i conti tornino è una cosa necessaria, ma non possono tornare sulla pelle dei lavoratori: che piaccia o no, questa è il nostro modo di pensare e agiremo di conseguenza
Mauro Bertini