Mag. 10 La finestra di Torre Caracciolo: TESORI DA SALVAGUARDARE E VALORIZZARE

Mag. 10 La finestra di Torre Caracciolo:  TESORI DA SALVAGUARDARE E VALORIZZARE

La torre dei Caracciolo, che si erge imponente sull’omonima collinetta della zona, è l’eco più significativa della storia del luogo. Nonostante i numerosi edifici che ne circondano il perimetro, vi è ancora un verdeggiante alone bucolico che richiama le memorie storiche di questo eloquente monumento. Stando alle notizie storiche del conte Caracciolo, proprietario dagli inizi del secolo scorso, l’edificazione dello stabile risalirebbe al periodo della Napoli aragonese, intorno agli anni Cinquanta del ‘400. Data la discordanza tra il periodo e lo stile architettonico di stampo medioevale, con mura massicce e finestre a feritoie, è probabile che la nascita della torre, in possente tufo ed elegante piperno, sia legata al periodo di consolidamento del potere aragonese, che nelle periferie, sedi della resistenza angioina, necessitava di avamposti militari. Gli attuali colle di Cuccaro, via Romano e le zone che giungono alle piane di Quarto e Patria, divennero demanio reale e la torre mutò in residenza di caccia e meta di svaghi per la corte del re Ferrante. Da ciò si evince l’originaria bellezza di questi luoghi, fertili ed incontaminati. Le austere forme medioevali si arricchirono di elementi rinascimentali, come la cappella con un altare marmoreo, finemente decorato da una croce in marmo policromo. Quando il trono aragonese cadde, dopo un periodo di abbandono, la torre passò nelle mani della famiglia Ricca-Montenegro, come dimostra lo scudo marmoreo bipartito sul portale d’ingresso con le armi dei proprietari, mostratomi dalla contessa. I rigogliosi raccolti che circondavano la torre e ne simboleggiavano l’importanza, continuarono a comporre un feudo nobiliare (fino al 1861, anno dell’unità), sul quale vigeva per tutti il divieto di caccia, meno che al signore e alla sua corte. Quando i Ricca caddero in disgrazia, lasciarono la torre ai Capece Piscicelli, che, poco dopo, la abbandonarono. Il degrado che stava attanagliando la torre fu arrestato dall’intervento dei Caracciolo, che attuarono un restauro di tipo filologico, senza modificare l’aspetto originale della struttura, rendendola uno dei più validi ed autentici esempi di architettura bellica. Non mancarono interventi artistici volti a rimodernare gli ambienti della torre, ad opera di un valido paesaggista napoletano: quel Guardascione, allievo di Palizzi ed autore dei celebri “Golfi di Napoli” che hanno fatto la storia dell’arte ottocentesca napoletana. I decori a secco di questo artista furono rovinati , col mobilio, durante la guerra, quando le truppe americane requisirono lo stabile per uso militare. Fu poi recuperata nuovamente dal conte, il quale romanticamente afferma che “la vecchia torre carica di anni e di mistero, è ancora eretta sul colle, evocatrice di ombre che nelle notti di plenilunio rendono più vivi i fantasmi della fantasia”. 

Abbiamo in casa tesori che pochi conoscono e dei quali pochi sanno apprezzare l’ inestimabile bellezza, fra le cose che chiediamo e chiederemo alla prossima amministrazione, oltre al miglioramento della complessiva qualità della vita, c’è l’impegno formale a investire risorse e energie per la salvaguardia e la valorizzazione di quanto di bello e storicamente importante Torre Caracciolo conserva; abbiamo ottenuto questo impegno formale dal candidato sindaco Mauro Bertini che insieme ai candidati consiglieri de L’Altra Marano espressi dal territorio ha dimostrato una particolare attenzione ai problemi della frazione e, siccome ne conosciamo la serietà e la affidabilità, è senz’altro a loro che daremo il nostro consenso.

                                                                                                                          Pasquale Stenta