Luglio 8 - CODA DI PAGLIA Antonio Di Guida fa l’offeso e querela Mauro Bertini
La misura di un uomo
Capitano alcune volte delle cose che, magari in maniera assolutamente occasionale, concorrono a confermare o modificare l’idea che ci siamo fatti della statura di una persona; quella che oggi andiamo a raccontare è una storia che ha come protagonista un uomo che ha avuto un ruolo tanto determinante nella recente tornata elettorale che a buona ragione si può affermare che, se Marano si trova oggi un sindaco che si chiama Angelo Liccardo, il merito o la colpa sono sicuramente da attribuire in una misura importante a Antonio Di Guida. Siamo sicuri che non tutti i nostri lettori sanno chi è Antonio Di Guida sia perché il personaggio, pur essendo un pezzo da novanta della politica maranese, non è di quelli che escono in prima persona ma preferisce manovrare nell’ombra sia perché non aiuta certo a renderlo riconoscibile il lavoro da lui prodotto nei tanti anni in cui ha ricoperto importanti ruoli istituzionali alla Provincia perché, a memoria d’uomo, pare che alla città di Marano non ne sia mai derivato nessun tipo di vantaggio, pertanto chi ci legge e non lo conosce può cominciare a farsi un’idea della statura del personaggio da quanto andiamo a raccontare mentre quelli che lo conoscono, e che possono essere recuperati esclusivamente nella maranesità più radicalmente autoctona, non potranno che confermarsi nella stima e nella considerazione che hanno.
Il fatto
Alle 18,30 del venerdì 5 luglio i Vigili Urbani di Villaricca notificano a Mauro Bertini un “invito per la presentazione di persona sottoposta ad indagini”; l’atto precisa che “il summenzionato deve presentarsi alla Procura della Repubblica di Napoli per essere sottoposto ad interrogatorio il giorno 8 luglio 2013 alle ore 15” perché INDAGATO “del reato p.e p. dell’art. 595 co.3 c.p….perchè diffamava Di Guida Antonio pubblicando sulla sua pagina del social network Faceboock e Twitter un manifesto elettorale raffigurante il volto di Di Guida Antonio ed una serie di scritte con le quali sosteneva l’intervento attivo del predetto a favore del candidato a Sindaco Angelo Liccardo, mostrandolo come dominatore e manipolatore del Liccardo…”
Il reato
Che ci sia o meno un reato nella fattispecie descritta sopra lo deciderà, se ci sarà un giudizio, il giudice competente e ovviamente sarà nostra premura tenerne informati i nostri lettori; noi, dopo aver registrato con una certa meraviglia la straordinaria accelerazione impressa all’indagine (ecco perché abbiamo riportato in grassetto la data della notifica e quella dell’interrogatorio) e sapendo, per averlo sperimentato in precedenti circostanze, che il meccanismo giudiziario in materia di diffamazione è talmente particolare che se qualcuno afferma che è camorrista una persona universalmente riconosciuta come tale a correre il rischio di passare un guaio non sarà il camorrista ma chi ha detto che lo è, ci limitiamo a considerazioni più generali che discendono dal fatto in quanto tale.
Alzi la mano
Intanto vorremmo invitare ad alzare la mano quanti, fra i conoscitori dei fatti di Marano, non sanno che alle spalle dell’operazione-Liccardo c’è Antonio Di Guida.
Il manipolatore e il manipolato
Siamo convinti, poi, che tutti quelli che ci stanno leggendo pensano, insieme a noi, che se nella faccenda qualcuno avesse avuto una ragione plausibile per risentirsi questo avrebbe eventualmente dovuto essere Liccardo-Rockfeller e non certamente Di Guida-José Luis Moreno; non è che la cosa costituisce di fatto un’ulteriore dimostrazione di come il nostro personaggio giudichi necessario che qualcuno si sostituisca al sindaco anche nella tutela della sua immagine confermandosi nel ruolo di “suggeritore”?
E’ peggio dirlo o farlo?
Se Di Guida ritiene che sia diffamatorio il fatto che lo si indichi come uno che ha praticato “un intervento attivo a favore del candidato a sindaco” e pensa che sia offensivo per lui individuarlo come “dominatore e manipolatore del Liccardo” se ne può dedurre che a suo parere sia l’una che l’altra funzione siano da considerare quanto meno disdicevoli e la domanda che sorge,allora, spontanea è: “ma una cosa diventa disdicevole quando la si dice o più verosimilmente quando la si fa?”
Offesa al pudore
Non neghiamo che, di primo acchito, è stata forte la tentazione di sporgere a nostra volta una denuncia per “offesa al pudore”, ma, conoscendo il personaggio, abbiamo preferito soprassedere: siamo proprio sicuri che sappia cos’è il pudore?
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