JUN 9 - COME PRIMA… PEGGIO DI PRIMA - Le elezioni dovevano scatenare un putiferio e invece …

JUN  9   -   COME PRIMA… PEGGIO DI PRIMA - Le elezioni dovevano scatenare un putiferio e invece …

I fatidici vati hanno fatto cilecca

Gli aruspici locali, certi di una loro personale capacità vaticinante e intimamente convinti di essere investiti dell’alta funzione di distribuire il verbo a destra e manca, avevano da tempo indicato nelle imminenti elezioni regionali il momento della resa dei conti fra le varie fazioni in lotta all’interno della maggioranza che a Marano consente ancora a Liccardo di fregiarsi del titolo di Sindaco e avevano avvertito l’inclito e il volgo che da quel momento in poi niente sarebbe stato più come prima arrivando perfino a disegnare nei dettagli i futuri scenari della politica nostrana e a pronosticare addirittura l’azzeramento della giunta e la creazione di un nuovo improbabile equilibrio politico di larghe, anzi larghissime intese

Tutto sarebbe dipeso, dicevano, da chi fra di due principali gruppi contendenti, liccardiani e diguidiani, sarebbe risultato vincitore nella sfida all’ultimo sangue che li vedeva impegnati a portare voti alla candidatura di Francesco Guarino e di Armando Cesaro; un voto in più all’una o all’altra fazione sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso e tutti i livori, gli spasmi, gli antagonismi, i risentimenti, gli appetiti selvaggi avrebbero tracimato trascinando tutto e tutti determinando di fatto la fine dell’era Liccardo

Le elezioni ci sono state, i risultati sono stati decisamente devastanti per tanti versi ma sul fronte della amministrazione locale, aldilà di una leggera increspatura della superficie dello stagno putrido nel quale galleggia di tutto, regna la calma più piatta e tutti continuano a galleggiare con buona pace dei menestrelli che non possono che prenderne atto e riprendere a spiegare al mondo come è che le cose devono andare

 

La sfida Di Guida- Liccardo

Le elezioni regionali sono state la cartina di tornasole di una maggioranza costituita da un coacervo di interessi personali e contrapposti; ognuno ha cercato di creare per sé le migliori opportunità scegliendosi un candidato di riferimento per avere alla Regione qualche santo a cui votarsi e tutti sono andati in ordine sparso ma il fulcro della questione è stato lo scontro che da tempo vede in rotta di collisione i due epigoni della paesanità tribale che hanno scelto come campioni da sostenere garantendo un profluvio di voti due eminenti rappresentanti di Forza Italia, Liccardo si è speso per Guarino (uomo di Martuscello) e Di Guida per Armando Cesaro /figlio di “Giggino ‘a purpetta”)

Alla fine è andata così: a Marano il più votato è stato Guarino con 954 voti, seguito da Schiano e terzo è arrivato Cesaro distaccato dal primo di oltre 300 voti

Sembrerebbe un trionfo per il Sindaco ma non si è mai visto un trionfatore più immalinconito di lui, forse sta assaporando quello che provò Pirro dopo la vittoria sui Romani a Eraclea e, a conti fatti, si è accorto che le cose non sono di fatto cambiate come non potevano cambiare

 

Una Caporetto per Liccardo

Battere il Tonino locale per 300 voti è certamente un risultato ma racimolare in tutto solo 954 dà chiaramente la misura di quanto conti poco, lui che ne è il Sindaco, nella città che amministra e come anche i voti coatti comincino a fargli difetto. Non sarà certamente rimasto soddisfatto il candidato Guarino che contava almeno sui 2000-3000 voti e che dopo essersi dimesso da Consigliere a Villaricca non è riuscito nell’intento di arrivare alla Regione? Quanta credibilità continuerà ad assegnare all’amico Angelo che gli ha combinato un bidone di queste dimensioni? Siamo sicuri che continuerà a sostenerlo e seguirlo o non è più probabile che d’ora in poi si faccia i fatti suoi?

Quanto potrà gioire l’imbambolato Liccardo di questa presunta vittoria se a conti fatti ora si trova una maggioranza e una giunta che se prima erano disunite e contrapposte ora sono letteralmente frantumate visto che ognuno ha fatto campagna elettorale per conto proprio perdendo capisaldi (fasulli ma per lui importanti) come la fidatissima Giaccio e molti altri del cosiddetto “cerchio magico”?

C’è poi la botta pesantissima della sconfitta di Caldoro e della scomparsa di Martuscello: ora, oltre a ritrovarsi desolatamente solo con la sua nullità a Marano, non ha più nessuno che gli dia una mano alla Regione… peggio che andar di notte

 

Una debacle per Di Guida

Oltre ad accusare il colpo nello scontro diretto con Liccardo, Di Guida deve anche fare il conto con il sostanziale flop della sua agguerritissima e finanziatissima macchina da guerra che si piazza solo al terzo posto a Marano, con una miserrima manciata di voti,  quel Cesaro che dappertutto in Provincia arriva al primo posto e la figura più barbina la racimola proprio nel regno del fidato compagno di merende del padre e degli zii. Certamente  una randellata sui denti gli avrebbe fatto meno male.

Adesso i motivi per tenere in piedi questa amministrazione sono davvero andati tutti a ramengo ma l’idea di far saltare il giocattolo sa bene di non poterla accarezzare per una infinità di motivi e fra questi non ultimo è il fatto che il giochino di “chi ciacca e chi ammerica” portato avanti fino a oggi con lui che spara bordate conto Liccardo e i suoi consiglieri che lo sostengono è un giochino che non può fare più e la voglia di andare a casa i suoi, come i liccardiani, non la riescono proprio a digerire.

Non siamo preparati e lucidi come i vati dei portali paesani ma pensiamo che finirà con il fare discorsi di “grande responsabilità” e si accontenterà di qualche assessorato pesante che un accondiscendente Sindaco assegnerà di buon grado alla sua fazione contento di rimanere a galla nella speranza che qualcuno lo prenda per “nu purtuall

 

E alla fine?

Alla fine, secondo noi, tutti vissero sconfitti e scontenti perché una soluzione alternativa all’attuale maggioranza il Sindaco non ce l’ha e perché le palle per mandarlo a casa non ce le ha Di Guida e chi ci rimette le penne è sempre questa sfortunata città che ha dato segnali pesantissimi di un malessere non più sostenibile mandando a votare meno del 50% degli aventi diritto.

 

Un gesto di dignità potrebbe farlo solo il Sindaco rassegnando delle tardive ma pur sempre benedette dimissioni… ma nel suo vocabolario di stretta tribalità paesana esiste la parola “dignità”?