Gennaio 7 - PEZZI DI STORIA: storie di vita e malavita, di politica e malapolitica II boss dei due mondi: Storia di Angelo Nuvoletta e del clan dalla "doppia tessera"
Riprendiamo la rubrica interrotta per le festività di fine anno proponendo un articolo apparso su ANTIMAFIA 2000 nel maggio 2008 a cura di Fabrizio De Feo, un pezzo di storia non troppo lontana con significative connessioni con l’attualità politica cittadina
La storia di Angelo Nuvoletta è da tempo nota ai giudici dell'antimafia. Ma il recente arresto del mandante dell'omicidio Siani ha portato alla luce nuove pagine piene di nomi, cifre, appunti. E la Dia sta investigando«Un boss non abbandona il suo territorio neppure durante la latitanza, se non in casi eccezionali»Uno stereotipo? Forse. Eppure Angelo Nuvoletta è stato arrestato lo scorso 17 maggio a Marano, come anni prima era accaduto a Lorenzo, suo fratello Ha tentato di scappare, poi ha chiarito: «Non mi pento» Nessuna sorpresa: tra i Nuvoletta non ce n'è stato uno, in tutti questi anni, che abbia mai pensato di pentirsi Per i Nuvoletta le regole antiche, quelle della mafia siciliana, hanno sempre avuto valore, forse più che per certi siciliani Una famiglia particolare, quella dei Nuvoletta, una delle poche a cui sia mai stata concessa una sorta di doppia tessera criminale: camorristi ma anche uomini d'onore di Cosa Nostra siciliana Rappresentati nella Commissione fino ai primi anni Ottanta da Michele Greco, "il papa", ma legati a filo doppio ai corleonesi già anni prima che diventassero signori assoluti di Cosa NostraQuando, tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, capi mandamento di Cosa Nostra come Giuseppe di Cristina (poi assassinato dai corleonesi) o mafiosi di rango come Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno, e più tardi Gaspare Mutolo, decidono di raccontare alcuni segreti della mafia, parlano a lungo di rapporti d'affari tra i Nuvoletta e Cosa Nostra, delle aziende agricole e delle imprese edili acquistate e gestite per conto di Luciano Liggio, delle riunioni di mafiosi e camorristi per organizzare contrabbando e traffico di droga su larga scala fatte a Marano nel '74 e nel '79 Parlano dei rapporti dei Nuvoletta con Michele Greco e con Toto Riina e delle latitanze sicure trascorse dai mafiosi siciliani a Marano e dintorniI Nuvoletta sono gli ultimi a decidersi quando c'è da far la guerra a Cutolo Anzi tentano prima di controllarlo, di mediare, gli fanno capire che non ascoltare i loro buoni consigli è rischioso, gli spiegano che dietro di loro c'e l'enorme forza della mafia Cutolo se ne infischia e dalle aule di tribunale li chiama "mafiosi" E alludendo alla loro affiliazione a Cosa Nostra chiede ai giornalisti: “Fareste comandare a qualcun altro in casa vostra? Perché in Campania devono comandare dei siciliani?” I Nuvoletta vanno con riluttanza anche alla guerra contro il cartello Bardellino, Alfieri, Fabbrocino: ma lì è questione di vita o di morte. E tra le vittime della guerra c'e proprio uno dei tre fratelli Nuvoletta, Ciro, assassinato durante un vero e proprio assalto al bunker-quartier generale della famiglia a Poggio Vallesana Angelo Nuvoletta è l'uomo che tiene i contatti con i siciliani. Racconto di pentiti? No, i rapporti tra i Nuvoletta e Cosa Nostra non sono solo affidati al racconto di ex uomini d'onoreAlleati dei sicilianiLe tracce più consistenti dei legami d'affari tra i Nuvoletta e i siciliani sono infatti "su carta": su assegni o contratti e documenti societari finiti già nella prima metà degli anni Ottanta nelle mani di Giovanni Falcone e dei Giudici antimafia palermitani Eccone alcuni esempi: il 26 febbraio 1974 viene costituita la società Stella D’ Oriente che ha per oggetto la commercializzazione del pesce I magistrati di Palermo sospettano che serva in realtà a riciclare danaro di provenienza illecita, e ad altri traffici Uno dei fondatori della società è il commercialista Giuseppe Mandalari, nome che torna anche negli anni Novanta in mille affari oscuri di mafia e politica In quel periodo Mandalari è procuratore speciale della moglie di Giuseppe Vernengo, cugino di Pietro (boss mafioso produttore e trafficante internazionale d'eroina arrestato a Napoli nel 1986). Mandalari è anche consulente della ASIPAZ, società di Sebastiano Provenzano, fratello di Bernardo Acquista la SIMAIZ per conto dei Provenzano ed è presidente della RACOIN Costruzioni del gruppo mafioso Madonia-Gambino nonché amministratore unico della RI.SA, società zootecnica che fa capo al boss Salvatore Riina, dotata di un ingente patrimonio La Stella D'Oriente sembra espressione esclusiva di Cosa Nostra siciliana Ad un certo punto, nel 1975, nella Stella D'Oriente di Mandalari oltre a Vito Maggio (marito della cognata di Gaetano Riina, fratello di Salvatore Riina) e a Mariano Agate, boss di Mazara del Vallo, entrano due donne: una è Antonietta Di Costanzo, moglie di Antonio Orlando, zio di Angelo Nuvoletta, e l'altra è proprio la madre del boss di Marano, Maria Orlando!C'è poi un flusso continuo d'assegni che porta attraverso Pasquale Liccardo, uomo di fiducia di Nuvoletta e a lungo anche ”ambasciatore plenipotenziario” del boss nelle trattative con Raffaele Cutolo e il fratello Castrese, fino ai fratelli Greco e a Salvatore Riina. E infine a Filippo Marchese boss di Corso dei Mille (inventore della camera della morte, dove gli appartenenti ai clan ostili venivano torturati a morte e poi immersi in bidoni d'acido perchè non ne rimanesse traccia). Un'altra storia che prova la "connection" tra i Nuvoletta e Cosa Nostra è quella dell'acquisto da parte di Michele Greco del "fondo Verbumcaudo". Operazioni finanziate anche con i soldi di una filiale bancaria di Marano.La forza dell'impero economico finanziarioProprio i rapporti con i siciliani dimostrano quanto sia fondato sulla forza economica e finanziaria, il potere del clan Nuvoletta, famiglia da oltre 40 anni ai vertici della camorra in Campania. Formalmente Angelo Nuvoletta ne ha ereditato lo scettro da quasi un decennio, dopo la morte del fratello Lorenzo, ma il suo ruolo era importante già prima dell'assassinio del fratello Ciro e dell'arresto del cugino Aniello (grande trafficante internazionale di droga).Coordinatore delle strategie finanziarie del clan, ufficiale di collegamento con Cosa Nostra, Angelo Nuvoletta era l'alter ego del fratello Lorenzo, patriarca di una famiglia numerosissima, costruita alla maniera siciliana su una ragnatela di matrimoni. E ad una ragnatela assomiglia l'holding che Angelo Nuvoletta ha costruito negli anni puntando, più che sul controllo del territorio e la forza militare, sulle capacità di distribuire i propri interessi praticamente in ogni attività imprenditoriale conosciuta, a cominciare dall'edilizia residenziale e dagli appalti pubblici fino all'industria conserviera, all'agricoltura, alle imprese nel settore dei servizi.I rapporti con politici, manager e finanzieri sono stati l'altro asso nella manica di don Angelo. Insieme ad un piccolo segreto: poggiare la solidità dell'impero economico-finanziario oltre che su rapporti di parentela, su una capacita di trasformare una rete di consulenti in prestanome, soci, amministratori delegati, complici. Un vero esercito a guardar bene. Significativa la vicenda dei fidi facili (ordinari e non), degli sconfinamenti di conto concessi da alti funzionari del Banco di Napoli per decine e decine di miliardi al prestanome Domenico Di Maro (per le immobiliari "Città Giardino" Uno e Due, per la "Marano", per le coop. "Parco delle Viole" e "Parco delle Mammole") e la vicenda legata alla costruzione del quartiere di Monteruscello."Uccidete quel giornalista"Al tempo stesso Angelo Nuvoletta e i suoi hanno saputo tessere alleanze. Alleanze strategiche come quella con il boss di Torre Annunziata Valentino Gionta ed è la decisione di difendere a tutti i costi quella alleanza, messa in discussione dal coraggioso lavoro del giornalista Giancarlo Siani, ad aver spinto Angelo Nuvoletta a decidere la morte del cronista napoletano. Accusato di essere il mandante di quel delitto, Nuvoletta è stato condannato all'ergastolo. La sentenza, emessa dalla corte d'assise di Napoli nel 'aprile '97, e stata confermata in appello nel luglio '99 e dalla Cassazione il 13 ottobre dello scorso anno. Ma sul capo di Nuvoletta gravano anche altre condanne: tra le altre una a 14 anni di carcere per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti e contrabbando (ordine di esecuzione emesso dalla Procura generale di Palermo), ed imputazioni che vanno dall'estorsione al possesso di armi ed esplosivi, all'intimidazione, a reati commessi per esercitare il controllo degli appalti pubblici. Di questi ultimi, si sa molto di quelli conquistati dalla famiglia Nuvoletta negli anni Ottanta, nulla o quasi delle attività più recenti. Nell'appartamento dove è stato catturato gli uomini della Dia non hanno trovato armi, ma block notes. Nomi, cifre, appunti che potrebbero consentire un passo avanti nell'individuazione non solo delle complicità su cui Nuvoletta ha potuto contare, ma anche delle strategie del clan.E forse potrebbero rivelare anche l'identità di chi negli ultimi anni ha affiancato Nuvoletta e ora ne ha preso il posto di comando. Ha ragione dunque il direttore della DIA Agatino Pappalardo quando avverte: “Attenzione, catturare un boss come Nuvoletta è stato un successo e un traguardo importante, ma più importante ancora è se riusciamo a saperne di più sul clan Nuvoletta e sui suoi affiliati”. |
*di Fabrizio Feo
Per gentile concessione di Narcomafie - ANTlMAFIADuemila n°15