Gennaio 23 - UN COMUNE PIENO DI INTERESSI - Danni gravi e permanenti dalle amministrazioni strapaesane

Gennaio 23 - UN COMUNE PIENO DI INTERESSI - Danni gravi e permanenti dalle amministrazioni strapaesane

 
Siamo certi che chi ci legge abitualmente ha ormai chiaro il significato che di norma diamo al termine “paesanità” e sa che quando lo attribuiamo all’amministrazione della città non intendiamo nemmeno lontanamente riferire l’accezione negativa all’origine geografica delle persone che la interpretano ma a quella mentalità di stampo prettamente localistico, gretta, angusta, terra terra, che non ha saputo stare al passo con i tempi, che non riesce a vedere oltre la punta del proprio naso e  che si riassume nella più triviale delle definizioni:  “’o paese è ‘do paesano”
Siamo convinti che in una comunità plurale ed evoluta è naturale ed è anche giusto che ci sia chi si fa portatore di questa mentalità e la difenda, ma l’esperienza pluriennale dimostra che quando la paesanità, sostenuta e aggregata intorno alle grandi famiglie, diventa l’unico riferimento per la scelta di chi deve governare, prescindendo dalle qualità individuali, allora i guai che si vanno a combinare possono essere veramente grossi e le conseguenze dell’incapacità, dell’improvvisazione e della voracità vanno ben oltre il tempo di chi ha amministrato e condizionano a lungo il destino della collettività
Tutto questo è successo con Perrotta, ha proseguito con Cavallo e sta purtroppo continuando con Liccardo in una trasversalità che assegna alle diverse collocazioni politiche la mera funzione di indicazioni geografiche e la spirale si sta avvolgendo in volute sempre più strette risucchiando verso il basso ogni possibile speranza di recupero
 
Gli interessi bancari
Uno dei guai più micidiali prodotto dalla amministrazione Perrotta, 22.000 voti di pura paesanità, è stato quello di non aver saputo governare la cassa, di aver dilapidato in pochi mesi tutta la liquidità che gli era stata lasciata, di non aver saputo gestire la situazione debitoria che è il tallone di Achille di tutti i comuni  e di aver inaugurato il periodo del rosso fisso infilandosi nel vortice senza fine delle anticipazioni di tesoreria (prelevamenti a rosso sulla banca del tesoriere) provocando un impoverimento progressivo delle finanze con spese di interesse da capogiro. I costi che comunica il Dirigente dell’area economica sono:
-        nel 2011 si sono pagati interessi per € 272.826,77
-        nel 2012 gli interessi riconosciuti alla banca sono stati pari a € 237.598,42
-        nel 2013  il costo degli interessi è stato di € 120.802,88
In tre anni il Comune ha dovuto sborsare per interessi la somma stratosferica di 631.200 euro
 
La situazione al 30 dicembre 2013
 

L’amministrazione Cavallo, riconosciuto guru dell’enclave di Piazza Pergola, ha continuato a spendere, prelevando sempre a rosso, senza arrivare nemmeno a capire come stavano le cose Sembrava che la cura da cavallo (con la c minuscola) imposta alla città dal Commissario Tramonti potesse produrre se non altro una inversione di tendenza anche in considerazione del mutuo trentennale di 8 milioni acceso per fare fronte ai debiti e invece il 10 dicembre 2013 la giunta Liccardo con la delibera n° 78 decide l’ utilizzo a rosso non solo dei 9.057.000 euro consentiti di norma dalla legge ma anche di altri 5.943.000 euro permessi in via del tutto provvisoria da un provvedimento del governo che consente uno sforamento da recuperare entro il 31 marzo Con la stessa delibera si decide anche l’utilizzo provvisorio in termini di cassa di fondi vincolati (ad esempio i fondi regionali per il contributo fitti) da compensare nel breve termine con risorse proprie Nessuno poteva sognare che con i  sei mesi avuti a disposizione fino a oggi Liccardo potesse risolvere un problema così grave ma almeno ci si poteva augurare di leggere l’inizio di una  tendenza diversa, i numeri appena riportati ci dicono invece che non solo questo non è avvenuto ma che non c’è nemmeno uno straccio d’idea di come si possa venirne fuori
 
Un confronto ineludibile
Dopo anni che si grida in tutte le lingue che la colpa del disastro è tutta di Bertini c’è certamente qualcuno che ha finito con il crederci e noi non ci sottraiamo al confronto fra l’unica amministrazione non paesana che Marano abbia avuto negli ultimi 50 anni (anche se ne ha fatto parte il fior fiore delle professionalità locali) e quelle che l’hanno seguita  Semplicemente per una volontà e un apprezzamento diffuso, senza partiti importanti alle spalle e senza nessuna organizzazione di tipo clientelare, Mauro Bertini ha governato Marano per 13 anni ereditando dallo scioglimento per infiltrazioni camorristiche un comune dissestato con un debito di circa 47 miliardi di lire Per tutti i 13 anni, a meno che la memoria non ci tradisca ma ci sono funzionari e carteggi che possono supplire, è andato a rosso una sola volta per circa un mese per un importo di circa 300.000 euro con un costo di interessi che pare non abbia superato i 10.000 euro “Erano altri tempi”, ci suggeriscono i soliti: ne siamo convinti anche se non crediamo che fossero tempi facili, sappiamo però che una delle ossessioni quotidiane era governare scrupolosamente i debiti (retaggio obbligato per ogni amministrazione comunale) proprio per evitare di prendere soldi in prestito; non mancava inoltre un po’ di fantasia, quella che magari ha consentito al Comune con un’operazione di interest rate swap di guadagnare 780.000 euro (leggi qui) e ci fa piacere rilevare una certa se pur lieve differenza fra chi amministra facendo entrare soldi e chi lo ha fatto e lo fa spendendo in interessi 630.000 euro in tre anni
 

Parleremo un’altra volta di circa 9 milioni di euro contanti e disponibili lasciati in eredità a Perrotta, per adesso ci fermiamo qui e pensiamo possa bastare