Gennaio 13 - PEZZI DI STORIA: storie di vita e malavita,di politica e malapolitica Marano: l’interesse della Camorra per la politica
Il “pezzo di storia” che affidiamo oggi alla attenzione dei nostri lettori è tratto da un articolo di Maria Loi apparso su “ANTIMAFIA duemila” con il titolo “La posta in gioco è Scampia”; si tratta di un lungo articolo che fondamentalmente si occupa del business della droga e della faida di Scampia, cose che, per quanto a noi vicine e per molti versi a noi contigue, non attengono strettamente il percorso che abbiamo pensato di fare insieme, pertanto ne estrapoliamo solo la parte che riguarda più da vicino il nostro territorio e, in particolare, quella che in maniera più diretta tratta dell’interesse della camorra per la politica locale e non solo locale
Per rendere più agevole la lettura abbiamo diviso l’articolo in due parti di una lunghezza ragionevolmente simile: il primo rievoca gli scenari di malavita; il secondo che seguirà domani entra plasticamente nel merito della malapolitica
La vocazione imprenditoriale del clan Nuvoletta
…..I provvedimenti di custodia cautelare firmati dal gip Giovanna Ceppaluni su richiesta del PM della DDA Giuseppe Borrelli hanno inferto un duro colpo al clan Nuvoletta, una delle cosche storiche della Camorra Una organizzazione criminale disposta a tutto pur di condizionare la vita politica ed economica del territorio e a troncare sul nascere la collaborazione del suo primo pentito Massimo Tipaldi
Nell’inchiesta sono finiti gli eredi dei Nuvoletta, i cugini Orlando, numerosi fiancheggiatori e professionisti In carcere anche due avvocati: Vittorio Trupiano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e Carmelo Donzelli, indagato di favoreggiamento aggravato <>. I primi provvedimenti giudiziari in cui si parla dei Nuvoletta risalgono al 1990 Ma il clan ha origini molto più antiche
I Nuvoletta e Cosa Nostra.
Ci troviamo di fronte ad uno dei clan più attivi e intraprendenti della Camorra partenopea la cui forza si è consolidata negli anni grazie allo stretto rapporto con Cosa Nostra al punto da sedere a pieno titolo nella cupola mafiosa. Ricordiamo un accordo strategico stipulato nel 1974 tra i trafficanti napoletani e siciliani. L’incontro si tenne nella proprietà dei Nuvoletta, a Poggio Vallesana, al quale parteciparono Pippo Calò, Totò Riina, Bernardo Brusca, Pippo e Antonino Calderone, Tommaso Spadaro, Nunzio La Mattina e Nicola Milano con Michele e Salvatore Zaza per scaricare una nave contrabbandiera nel mar Tirreno E un altro ancora nel 1979 Si riunirono nuovamente nella tenuta dei Nuvoletta: Zaza, Pippo Calò, Stefano Bontate, Totò Riina, Bernardo Brusca e Francesco Di Carlo per la questione del narcotraffico <> ha dichiarato Tipaldi il 12 luglio 1990
A sua tempo anche Giovanni Falcone si era occupato dei collegamenti tra Cosa Nostra siciliana e il clan Nuvoletta Esplicative anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca L'ex capoclan di San Giuseppe Jato, spiega di conoscere i Nuvoletta e di aver ucciso assieme a loro Il pentito sostiene di aver incontrato per l'ultima volta Angelo Nuvoletta nel 1991 <> il maxiprocesso anche se il tentativo non ebbe un esito positivo Brusca, inoltre, aggiunge di aver discusso nel 1995 con il boss mafioso Matteo Messina Denaro delle "stragi sul continente" e di aver appreso da questi che i Nuvoletta, ai quali aveva chiesto un appoggio "si erano tirati indietro" <<…Dico subito - dichiara Brusca il 26 gennaio 1998 - che i Nuvoletta li conosco, sono andato da loro a Napoli e fatto per loro conto omicidi In sintesi i miei rapporti iniziano verso il 1980 e li ho mantenuti fino al 1991, epoca del mio ultimo incontro con Angelo Nuvoletta, finalizzato a richiedere il suo aiuto per “aggiustare” il processo, il cosiddetto “maxi uno” che mi vedeva imputato a seguito delle dichiarazioni di Tommaso Buscetta e che in quell’epoca pendeva in Cassazione.(…)
Fu proprio a me infatti affidato il compito di tenere i contatti fra Leoluca Bagarella (il quale all’epoca viveva nella zona di Roma) e Salvatore Riina al fine di garantire lo scambio di informazioni e di direttive fra i due, essendo il primo impegnato per conto del secondo nella ricucitura dei rapporti con i Nuvoletta. (…) In ogni caso, gli sforzi miei e di Bagarella e di Agate ebbero effetto perché i Nuvoletta ripresero ad avere buoni rapporti con Salvatore Riina Io stesso ho ricevuto da Angelo Nuvoletta la richiesta di portare i suoi saluti a “Don Antonio”, come egli rispettosamente chiamava Riina e il messaggio di una rinnovata disponibilità. Testualmente, Angelo Nuvoletta mi disse di riferire a Riina che “poteva contare su di lui come ai vecchi tempi” Dopo il 1991 non ho avuto più contatti o incontri con Angelo Nuvoletta ed i suoi uomini.
Posso soltanto riferire quanto Messina Matteo Denaro ebbe a riferirmi nel 1993 all’epoca in cui venivano organizzate le stragi sul continente. Parlando di quelle azioni nel 1995, Messina Matteo Denaro, rispondendo ad una mia domanda, mi disse che, al fine di procurarsi appoggi sul continente, egli aveva contattato i Nuvoletta, ma costoro si erano tirati indietro, di fatto rifiutando il loro appoggio>> Tali rapporti sono stati ricostruiti anche da Vincenzo Sinacori, nell’interrogatorio del 20 dicembre 1999: < Prosegue Brusca nell’interrogatorio del 14 maggio 1999: <<… posso dire che vi era un reciproco interesse dei campani e dei siciliani a relazioni molto strette Da un lato, i napoletani tendevano ad eliminare quella frammentazione caratteristica della locale criminalità dandosi delle strutture analoghe a quelle di Cosa Nostra Dall’altro vi era l’interesse di noi siciliani a poter contare su un allargamento territoriale della nostra sfera di influenza, ritenendo che ciò avrebbe potuto esserci comunque utile>>. Il 19 dicembre 2002 Brusca approfondiva: <<…la scelta su una delle persone da mandare a Napoli cadde su di me. Quanto invece al Madonia (…). egli fu prescelto perché aveva una consolidata esperienza nei contatti con i napoletani, essendo stato già inviato in altre circostanze in quella città. Peraltro il Madonia era anche un esperto tecnicamente nella utilizzazione dell’acido per far scomparire i cadaveri Ma la ragione principale stava nel diretto interesse del Madonia a contrastare i napoletani che si erano legati al gruppo dei perdenti, in quanto il suo ruolo di fatto lo esponeva agli stessi rischi che correvano mio padre, Riina e numerosi altri della nostra organizzazione, ovvero che i cosiddetti “scappati” potessero porre in essere delle azioni di aggressione nei nostri confronti sul territorio siciliano … Ciò che è certo è che all’epoca dei fatti i contatti più stretti con i napoletani li avevano mio padre, Riina e i mazaresi, ed in particolare Messina Francesco e Mariano Agate (quest’ultimi, in particolare, con Valentino Gionta). Il ricorso a Madonia fu anche determinato dal fatto che, già mentre era in corso la guerra di mafia, mio padre aveva diradato i suoi spostamenti a Napoli, anche per evitare problemi, affidando il mantenimento dei collegamenti con le organizzazioni alleate a Madonia Antonino. Vi era un interesse alla ripresa di questi rapporti derivante dalla possibilità di concludere affari comuni, e mi riferisco tra l’altro al traffico di droga, e dalla possibilità di avvalersi dell’appoggio delle famiglie residenti sul continente qualora si trattasse di operare fuori dalla Sicilia>>. Un appoggio che si estendeva anche alle protezioni politiche continua Brusca. <>.
Giovanni Brusca ha riferito inoltre di essersi occupato personalmente di sciogliere nell’acido, nella masseria dei Nuvoletta a Marano i cadaveri di Vittorio e Luigi Vastarella, Gaetano Salvi, Gaetano Di Costanzo e Antonio Mauriello.
(segue domani)