Feb 10 - PEZZI DI STORIA: storie di vita e malavita,di politica e malapolitica “Storia di camorra politica nell’Italia dimenticata”

Feb 10 - PEZZI DI STORIA: storie di vita e malavita,di politica e malapolitica “Storia di camorra politica nell’Italia dimenticata”

Marano proprio in questi giorni è tornata alla ribalta della cronaca per le eclatanti iniziative della Magistratura che hanno travolto l’Ufficio Tecnico del Comune ordinando la sospensione dal pubblico ufficio e il divieto di dimora per tre dipendenti dell’ente (Armando Santelia e Angelo Napoletano attualmente in servizio in altri Comuni e Gianluca Bonocore) ed emettendo ordinanze di custodia nei confronti di imprenditori e tecnici locali tutti quanti a vario titolo implicati in vicende attualissime ed in vari modi collegate a quelle nelle quali ci siamo ripetutamente imbattuti nei vari articoli che abbiamo riproposto in questa rubrica Non potevamo trovare risposta più puntuale e efficace alle osservazioni di chi ci aveva suggerito di lasciar perdere perché le storie che siamo andati a raccontare “sono cose che appartengono agli anni 80 e 90 e che ormai non interessano più a nessuno”. Purtroppo non è così, è una storia che non è mai finita e che oggi è attuale come allora. Fatta questa opportuna premessa riprendiamo con la terza parte dell’articolo di Roberto Saviano invitando chi volesse rileggersi le due precedenti a cliccare qui > 1^ PARTE - > 2^ PARTE
Per rendere più agevole la lettura abbiamo ridotto sensibilmente la lunghezza del pezzo stralciando alcune parti che, per quanto molto interessanti, non hanno un’ attinenza diretta con le cose che riguardano Marano; la stesura integrale può comunque essere recuperata cliccando qui > INTERO ARTICOLO

 “Vi racconto di Marano e dei due compari” di Roberto Saviano

 Parte terza
Accade però che due compari Emiddio Novi senatore di Forza Italia e Michele Florino parlamentare di Alleanza Nazionale decidono di utilizzare l’accusa di camorra per intralciare il lavoro di questo sindaco. Vanno in commissione antimafia e chiedono (ottenendolo) che il comune di Marano gestito da Mauro Bertini sia sciolto per infiltrazione camorristica. Questa è l’arma privilegiata di chi vuol combattere coloro che si impegnano nella battaglia anticamorra. Screditarlo, diffamarlo, sostenere dinanzi la cittadinanza che colui che si espone contro la camorra, ergendosi a difensore di certa idea di giustizia, poi in fondo non è moralmente limpido, non è fuori da certi meccanismi è lui stesso colluso. La sua battaglia quindi è solo una lotta parziale, contro una parte di potere, non è un piano oggettivo di lotta che coinvolge l’intera compagine dell’economia, della politica ma soltanto un partigiano punto di vantaggio. Insomma, insinuano che Bertini accusa una parte di camorra, ma in realtà è alleato ad un’altra parte. Il fine di queste accuse è voler dimostrare che nessuno può sottrarsi al potere della camorra, che non è cosa politicamente reale mantenersi lindo e distante dai clan. E’ un invito a certa sinistra a rendersi meno rigida perché: si è tutti uguali, tutti sotto lo stesso cielo. Bertini però si è sempre rifiutato di star sotto il cielo dei Nuvoletta.
 “Qualunque cosa, basta che non salga Bertini” è questa la frase perentoria che si può leggere negli atti dell’inchiesta del pm Borrelli, che Salvatore Nuvoletta in una telefonata dice ad un altro membro della famiglia mafiosa prima delle elezioni che porteranno alla vittoria proprio il candidato di Rifondazione Comunista, Mauro Bertini. Eppure il senatore di Forza Italia, Emiddio Novi classe 1946 da anni attraverso interrogazioni parlamentari e interpellanze denuncia infiltrazioni e collusioni tra camorra e politica a Marano al ministro degli interni ed in sede di commissione antimafia. Allo stesso modo avevano accusato il comune di Portici attraverso il suo sindaco Leopoldo Spedaliere di infiltrazioni camorristiche. Guarda caso sia Bertini che Spedaliere sono entrambi sindaci di sinistra.  Spedaliere dopo esser stato rimosso con l’infamante accusa di essere stato colluso con i clan è stato rimesso in carica dal Consiglio di Stato. La magistratura amministrativa ha reintegrato Spedaliere ridandogli la dignità perduta. L’accusa a Spedaliere è stata un buco nell’acqua per Novi e Michele Florino di An che ritentano con Marano. Emiddio Novi si è formato in gioventù all’interno di organizzazioni neofasciste napoletane e tutto il suo percorso politico in Forza Italia si contraddistingue per una particolare solerzia nello scovare presunti “comunisti” e nell’accusare di collusione con la camorra i suoi antagonisti politici. Una strategia questa che ha il prioritario risultato di gettare discredito e fango senza dover passare per l’accertamento dei fatti e l’analisi delle questioni. L’accusa di camorra insomma come battaglia politica al fine di strappare i voti e battere knockout il proprio avversario riuscendo così ad emanciparsi dalla dialettica democratica. Novi ex direttore del Giornale di Napoli conosce bene le dinamiche mediatiche e sa quindi che un titolo a piena pagina che incrimina di collusione con i clan conta molto di più di una veritiera valutazione e spesso nessuna sentenza può cancellarlo nella mente di certa parte di elettorato. …….
……Nel caso di Marano, Novi sembra essere particolarmente acrimonioso. Per accusare la gestione Bertini, Novi ha sfruttato l’affermazione di un pentito, Massimo Tipaldi, il quale negli interrogatori del 3 aprile e del 7 maggio 1999 alla Dia di Napoli aveva rivelato che nelle elezioni del 1996 i clan Nuvoletta e Polverino, in cambio di alcune concessioni edilizie, avevano indirizzato i loro voti prima su Pasquale Cavallo dei Ds e poi su Bertini. Dopo quattro anni di indagini però il Gip Giovanna Ceppaluni ha concluso che: «L’elemento decisivo che esclude ogni possibile contiguità di Bertini con il clan Nuvoletta è desumibile dalle intercettazioni telefoniche del centro operativo Dia di Napoli dalle quali è dato evincere come il clan Nuvoletta abbia appoggiato alle elezioni del 13 e del 27 maggio 2001 il concorrente di Bertini, Giuseppe Spinosa» (La Voce della Campania, 2003). Giuseppe Spinosa infatti quando avrebbe usufruito dei voti della camorra era candidato del Ppi e militava nell’Ulivo, ma una volta perse le elezioni è immediatamente passato con Forza Italia. Salvatore Nuvoletta in una telefonata intercettata dice : “ io spero salga Peppe Spinosa, io lo voto”. Le indagini della Dia ora vertono sui rapporti tra il clan Nuvoletta e Forza Italia, soprattutto dopo l’arresto di un altro consigliere comunale azzurro, Mauro Chianese, sorpreso in compagnia del boss latitante Raffaele Abbinante….
…. Ma così come per Portici anche per Marano gli elementi raccolti sembrano smentire le accuse. Marano feudo dei Nuvoletta, cosca campana che siede da sempre nella cupola di COSA NOSTRA, uno dei maggiori sodalizi economico criminali d’Europa è stata aspramente messa in difficoltà da Bertini. Gli unici a non vedere ciò sono proprio Emiddio Novi e Michele Florino. I Nuvoletta del resto hanno avuto famosi difensori, il capostipite don Lorenzo Nuvoletta fu difeso dall’avvocato Siniscalchi, poi parlamentare DS, che attaccava la magistratura secondo lui qualunquista che metteva in carcere un vecchio settantenne malato di cancro solo perché chiamato Nuvoletta, non era altro che un bravo fruttivendolo (eggià era iscritto alla camera di commercio di Marano come venditore di frutta) strano però che un fruttivendolo abbia un patrimonio personale che nel 1990 ammontava a circa 400 miliardi di vechie lire. Parecchio buone dovevano essere le mele annurche che vendeva….
…Quando la camorra e la mafia decidono di non uccidere un loro nemico ciò significa che è possibile abbatterlo con mezzi più innocui che non attirino l’attenzione della stampa, delle tv e quindi l’ansia della magistratura più democratica. Questo è il caso di Bertini. I Nuvoletta non l’hanno ucciso ma hanno utilizzato prima un pentito, poi certe amicizie per poter usare l’accusa di camorra al fine di far diminuire la legittimità della sua battaglia. Semanticamente del resto nessun Nuvoletta nessun affiliato, sente di essere camorrista o mafioso. Imprenditore certo, uomo d’onore e di fede.. Impresari e commercianti, menti politiche e mediatori, questi sono i reali ruoli degli uomini della mafia campana.
Pisanu Ciampi hanno ovviamente firmato lo scioglimento del comune. E la giunta Bertini, uno dei pochi presidi sulla penisola contro lo strapotere della mafia sta crollando in totale silenzio e profondissima indifferenza. Ma ciò accade in una parte d’Italia che non esiste.
 


Nota: Saviano pubblica questo articolo il 5 agosto del 2004, il 27 ottobre 2044 però il TAR della Campania con la sentenza n° 10195 annulla il decreto di scioglimento e rimette al governo della città Bertini e la sua Giunta; il 19 giugno 2006 il Consiglio di Stato conferma la decisione del TAR rigettando rigetta il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri… ma questa è un’altra storia e ne parleremo prossimamente.