L’aria pesante

C’era un’aria pesante che si tagliava con il coltello nella sala comunale quella sera di giovedì 12 dicembre quando il Consiglio veniva chiamato a deliberare l’approvazione del bilancio previsionale dell’anno 2013 sul quale gravava come un macigno la sonora bocciatura dell’ Organo di Revisione Contabile; si leggeva a occhio nudo la tensione che attanagliava i Consiglieri di maggioranza chiamati a dover decidere se assumersi la responsabilità di votare a favore di un bilancio che i Revisori avevano bocciato sapendo di dover immancabilmente rendere conto di questa loro scelta alla Corte dei Conti oppure andare tutti a casa a soli sei mesi dalle elezioni bocciando, come di norma, il documento contabile o lasciandolo bocciare dall’opposizione
La claque

Come era successo con le ultime amministrazioni di stretta osservanza locale anche il Sindaco Liccardo, che di tutto quello che di becero e retrivo esprime una certa sottocultura non si fa mancare niente, è aduso farsi accompagnare nella sue performance consiliari da una claque di aficionados che, a parte la diversa età, assomiglia in tutto e per tutto a quella che si portava appresso il Sindaco Cavallo e che, come ai tempi di Cavallo, accompagna con gridolini e applausi scroscianti ogni intervento del Sindaco (anche se non sempre il primo cittadino riesce a farsi capire) e si spella le mani ogni volta che interviene qualcuno della maggioranza che magari non sa quello che dice ma sa alzare al punto giusto il tono della voce riuscendo a scatenare gli apprezzamenti sguaiati dell’allegra brigata che va addirittura in visibilio quando oggetto dell’attacco è quel Mauro Bertini che è reo di tutte le nefandezze possibili e responsabile di tutti i guai che angosciano l’umanità. Di converso i Liccardo Boys accompagnano con sonori segni di disapprovazione o di scherno ogni intervento dei consiglieri di opposizione e in particolare rumoreggiano vistosamente e bufalinamente ogni volta che apre bocca quel Bertini nei confronti del quale denotano una insopprimibile insofferenza che denota un senso di inferiorità dal quale non sanno diversamente sdoganarsi
Il Sindaco sballa
Il clima già saturo di tensione, esacerbato dalle incursioni sonore e dalle intemperanze della claque, favorite dalla tolleranza complice del Presidente del Consiglio, si surriscalda nell’infinita serie di schermaglie che precedono la discussione sul bilancio; la tenuta nervosa del Sindaco e dei consiglieri di maggioranza, già messa a dura prova dall’attesa snervante di una decisione che stanno per prendere senza convinzione, viene ulteriormente logorata dal fatto di dover votare contro una quantità di proposte dell’opposizione che sanno essere giuste e socialmente ineccepibili ma che devono obbligatoriamente bocciare in forza di un’idea aberrante della politica che pretende che anche la più lungimirante delle proposte solo per il fatto che viene dai banchi dell’opposizione deve essere rigettata; in questo già precario contesto, di fronte all’ennesima provocazione dei Liccardo Boys, il Consigliere Bertini sbotta parlando di “claque prezzolata” e succede il finimondo: il Sindaco scoppia, abbandona l’aria del bravo ragazzo, dismette i toni accattivanti che non gli sono congeniali, perde i freni inibitori e lascia venir fuori la parte più autentica di sé che è quella becera che condivide con la parte più troglodita di Marano, urla come un esagitato, si alza in piedi paonazzo in volto, sbatte ripetutamente e minacciosamente i pugni sul tavolo e si rivolge platealmente alla sua claque incitandola a farsi sentire e indicando il Consigliere dissacratore come il giusto obbiettivo della loro aggressione verbale e la claque risponde da par suo sciorinando il miglior repertorio di quella paesanità buzzurra che fortunatamente appartiene a un numero sempre meno significativo di maranesi; gli animi si surriscaldano oltre misura e lo scontro fisico viene evitato di un soffio grazie all’intervento degli Agenti della Polizia Municipale cui segue quello dei Carabinieri prontamente accorsi
Il brodo di coltura

Chissà perché tutto questo non ci ha meravigliato nemmeno un po’, forse perché scene del genere ci riportano a un passato ancora recente e svegliano il ricordo ancora vivo di quella claque sgangherata che si portava dietro il Sindaco Cavallo e che si spellava le mani quando, nelle poche volte che lo si è visto partecipare ai Consigli Comunali, si abbandonava a quelle becerate nelle quali dava il meglio di sé e che mandavano in sollucchero l’enclave autoctona di Piazza Pergola: fin troppo facile dedurre che il brodo di coltura nel quale si sono sviluppate le ultime esperienze amministrative è sempre lo stesso indipendentemente dalle collocazioni politiche che volta per volta le hanno contrassegnate come mere indicazioni geografiche e che per affrancare Marano da un contesto tribale che ancora riesce a essere dominante di strada da fare ce n’è ancora tanta
La mozione di censura

Quello che è successo, indipendentemente dalle considerazioni che si vogliono fare e che possono essere più o meno condivise, è di per sé un fatto grave e non può passare sotto il silenzio delle istituzioni ed è per questo che il Gruppo Consiliare de L’Altra Marano ha prontamente protocollato la mozione di censura che, claque o non claque, il prossimo Consiglio Comunale dovrà discutere