Apr 3 - Marano, forse l'unico Comune d’Italia a guadagnarci con l'acquisto dei derivati (da https://www.teleclubitalia.it)

Apr 3 - Marano, forse l'unico Comune d’Italia a guadagnarci con l'acquisto dei derivati (da https://www.teleclubitalia.it)

Marano, forse l'unico Comune d’Italia a guadagnarci con l'acquisto dei derivati
L'ente di Corso Umberto I ha incassato circa 767mila euro

Marano. Tutti i Comuni d’Italia che hanno acquistato, negli anni scorsi, i derivati si sono visti sottratti dalle casse diverse centinaia di migliaia di euro. Marano, in controtendenza, è uno dei pochi Comuni ad averci guadagnato. Per la precisione ha incassato circa 767mila euro, come è scritto a pagina 42 della relazione dell’ispettore del ministero dell’economia, Vito Tatò.

Ma cosa sono i derivati? Sono strumenti di finanza creativa, sott’accusa da diversi anni, poiché conterrebbero grossi rischi per gli investitori e guadagni certi per le banche. I derivati, in sostanza, sono vere e proprie scommesse. Si potrebbe creare un derivato sul fatto che il Comune X entro 10 giorni, a esempio, andrà in dissesto. Tizio scommette sul fallimento, Caio (la controparte) scommette al contrario. Alla scadenza dei 10 giorni si vedrà chi dovrà pagare.

Marano, per pura fortuna, nel 2005 vinse la sua scommessa. Il 27 maggio del 2004, il dirigente del Servizio finanziario dell’epoca, in seguito agli indirizzi del Consiglio comunale e della Giunta, sottoscrisse un contratto con la Banca di Roma, denominato Interest rate swap, che riguardava la rinegoziazione degli interessi dei mutui contratti nei 25 anni precedenti.

«La banca – afferma Bertini, sindaco all’epoca della sottoscrizione del contratto – ci propose di comprare il nostro debito, sul quale pagavamo un tasso fisso alla Cassa Depositi e Prestiti, riproponendocelo a tasso variabile, che, all’epoca, era di gran lunga inferiore. È chiaro che il rischio era legato alla salita dei tassi, ma noi ponderammo bene le cose per evitare di salassare le casse del Comune, nel caso ci fosse stata una impennata dei tassi. La cosa positiva che mi convinse è che avremmo potuto interrompere il contratto in ogni momento».

In pratica, come chiarisce Tatò, il contratto funzionava così: il Comune avrebbe versato alla Banca un tasso del 5,28% su 23.502.417 (valore dei mutui) se l’euribor (tasso d’interesse con cui le banche dell’area euro si prestano i soldi tra di loro) a 6 mesi si fosse mantenuto al di sotto della soglia del 2,80%. Nel caso in cui il tasso euribor 6 mesi fosse arrivato al di sopra del 5,75%, il Comune avrebbe pagato un interesse al tasso dell’8,23%. Se l’euribor 6 mesi si fosse mantenuto al di sopra del 2,80 % e al di sotto del 5,75 %, il nostro ente avrebbe pagato, come interessi, il tasso euribor 6 mesi maggiorato di uno spread del 2,48%.

«Siccome – continua Bertini – venivo continuamente aggiornato sull’andamento dei tassi da uno dei massimi esperti finanziari a livello nazionale, appena fiutammo che le cose potevano penalizzare il nostro Comune, mi precipitai a estinguere il contratto anticipatamente».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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