Tanto rumore per nulla?
Si sono mossi come dei tarantolati per tentare di dare la parvenza di un minimo di contenuto a quella sceneggiata insulsa che il Centro Sinistra di Marano, ribattezzato per l’occasione con il nome accattivante di “Marano bene comune”, ha imbastito per far in modo che la candidatura a sindaco di Matteo Morra sembrasse un’investitura popolare; in realtà, a giudicare da quanto popolo ha partecipato alle manifestazioni di chiusura della campagna elettorale del candidato del PD e di quello di SEL, sembra che da tutta questa voglia di “investire” qualcuno i maranesi non siano stati toccati neanche di striscio. Non si può certamente dire che i contendenti non si siano prodigati alla grande per alzare il tono del confronto o che non le abbiano tentate di tutte per pubblicizzare l’evento che hanno provato a nobilitare facendo intervenire autentici pezzi da 90 tant’è che per il PD è sceso in campo l’europarlamentare Andrea Cozzolino (non nuovo alla ribalta maranese avendo rimediato un miserrimo 18° posto quando per risollevare le sorti di un PDS allo sbando accettò di candidarsi al Consiglio Comunale della nostra città pensando che il ruolo di Segretario Provinciale gli garantisse l’appoggio unanime del partito) mentre per SEL è intervenuto l’europarlamentare Fava approdato a Marano curioso di scoprire quanto reale fosse il millantato radicamento popolare del partito, ma pare proprio che il risultato di tanto sforzo e di un così accanito battage non sia stato ripagato dalla partecipazione popolare
Quarantaquattro erano i gatti
Della famosa canzoncina, ma, a detta di chi ha avuto modo di verificare sul posto, per arrivare fino a quarantaquattro contando i partecipanti alle kermesse di venerdì 12 aprile bisogna sommare quelli che sono andati a sentire le ragioni del PD a quelli che sono invece andati a sentire le ragioni di SEL; i numeri più o meno situati dànno la platea accorsa all’invito di Morra non superiore alle 15 unità mentre più numerosa ma comunque inferiore alle 30 persone era quella dei supporters della Fanelli: gli aficionados del centro sinistra battono i gatti per un punto ma sembra che a determinare il risultato sia stata fondamentalmente la presenza degli addetti ai lavori che precettati senza possibilità di deroga hanno partecipato ordinati e compatti cantandosela e suonandosela fra di loro. Ma dov’era il popolo che dovrebbe decretare l’investitura del candidato?
Ti conosco, mascherina
Sembra che il vecchio detto recuperato in questi giorni da Pierluigi Bersani arrivi giusto in tempo per spiegare quello che è successo a Marano dove la gente è meno stupida di quanto non credano Morra e compagni i quali possono camuffarsi come vogliono, possono affibbiarsi i nomi più stravaganti, possono cercare nella più patetica delle maniere di accreditarsi come il nuovo che avanza, ma nell’immaginario collettivo sono e restano, a buona ragione, la mera continuazione dell’esperienza amministrativa più disastrosa che Marano abbia mai vissuto, quella che fa riferimento al binomio Perrotta-Cavallo ( e Perrotta ha presentato insieme a Cozzolino la candidatura di Morra a conferma di una continuità conclamata ) e che è costata e costerà ancora a lungo alla città lacrime e sangue: gli uomini e le donne di Marano li conoscono, sanno quello che hanno combinato negli ultimi sei anni, sanno come la pensano, perché andare a sentire quello che dicono? Sono carta conosciuta. Ecco perché il deserto quando si cercano di imbastire ragionamenti ai quali nessuno crede
Il voto coatto
Se dovessero andare al voto quelli che nella storia delle primarie ci credono, dalle urne non dovrebbero uscire numeri molto diversi da quelli che abbiamo riscontrato nelle piazze semideserte, in realtà, però, non sarà la condivisione della proposta a spingere la gente a recarsi ai seggi ma sarà ancora una volta il collaudato e mai abbandonato meccanismo tipico della peggiore politica che è quello del voto e della partecipazione chiesti per amicizia, per rapporti di parentela, per un larvato invito a evitare di farsi male volontà, per pregressi rapporti di clientela, per qualche pressione esercitata con particolare vigore, per quelle assolutamente improbabili promesse che anche per una cosa così insignificante sono state distribuite senza ritegno e allora si conteranno non 44 voti ma forse ben 440 e si griderà alla “massiccia partecipazione popolare” e si ricaveranno dal risultato gli auspici più lusinghieri per le ormai imminenti elezioni, quelle vere
La democrazia mortificata
Se le cose stanno così, e noi sappiamo che così stanno, ogni voto oltre i quarantaquattro che si conterà alla fine della giostra, in questo maldestro gioco che si vuole far passare come un esercizio di democrazia, sarà l’ennesima mortificazione della democrazia
Non è che ci aspettassimo di più e di meglio perché conosciamo i personaggi e gli interpreti di questa pièce che sa di dejà vu, ma comunque disturba non poco doverne prendere atto

