Apr. 2 - Rifiuti zero: una proposta di legge su iniziativa popolare

Apr. 2 - Rifiuti zero: una proposta di legge su iniziativa popolare

Dal Sito del Giornale La Stampa riportiamo una proposta di legge di iniziativa popolare molto interessante  che condividiamo in pieno.

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“Parliamo della più grande opera pubblica a impatto zero”. Massimo Piras, portavoce dell’associazione Zero Waste Lazio, spiega così la proposta di legge presentata il 27 marzo in Cassazione per ridisegnare il ciclo delle risorse e per mettere in pratica un nuovo modo di intendere i rifiuti. Si tratta di un disegno di legge di iniziativa popolare, depositato da 14 cittadini a nome di molte associazioni territoriali della campagna “Rifiuti Zero”, che ha lo scopo di sensibilizzare i cittadini e cercare di ridurre il più possibile gli scarti.  

La legge mira a una riforma completa del sistema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e si articola su cinque principi, come spiega Piras: “La sostenibilità, economica, sociale e culturale; la tutela ambientale perché è l’unica che preserva il territorio; la tutela della salute perché è dimostrato che bruciare i rifiuti fa male; la partecipazione dei cittadini che oltre a essere partecipi del processo informativo, lo sono anche di quello decisionale. Ultima, il lavoro: si avvia l’occupazione locale, divisa in distretti. Abbiamo calcolato che l’applicazione della legge Rifiuti Zero porterebbe 20 volte tanto i posti di lavoro attuali nel campo dei rifiuti. Oggi, in Italia, ci sono 28mila persone impiegate in questo ambito”. I conti si fanno presto.  

Una proposta di legge corposa, che ha iniziato a prendere forma a giugno dello scorso anno e che ha visto la luce dopo alcuni mesi di lavoro alacre e un paio di assemblee nazionali. Si pone come obiettivo principale “la riduzione della produzione di rifiuti, di raccolta differenziata, riuso, riciclaggio e recupero complessivo di materia da raggiungere per il 2016, 2020 e 2050 rispetto al 2000, sulla base del punto 33 citato nella risoluzione del Parlamento Europeo del 24 maggio 2012 ’Un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse’”, si legge nel primo articolo della legge.  

Questo è possibile, per esempio, obbligando la raccolta differenziata porta a porta (art.2), perché, dice Piras, “più si differenzia meno si conferisce nelle discariche”. Oppure, proponendo la moratoria sugli inceneritori (art. 4). Lo impone l’Europa, gli inceneritori sono da spegnere definitivamente nel 2020 e per farlo bisogna iniziare da subito. Non solo: l’art. 4 della legge, chiede anche che ci sia “l’abbandono del ricorso al trattamento termico e di recupero energetico dei materiali post utilizzo, di fanghi essiccati, di prodotti o residui biodegradabili, di residui di lavorazione o dei cosiddetti Combustibili Solidi Secondari”. E ancora, l’art. 5 disciplina la revoca degli incentivi all’incenerimento, così come previsto per i CIP6 e i certificati verdi, poiché la combustione è equiparata “allo smaltimento o al massimo al recupero di energia che si trova al di sotto di qualsiasi forma di recupero di materia nella scala delle priorità della gestione dei rifiuti, e pertanto pratica da ritenersi residuale, in via di esaurimento”.  

L’art. 16, poi, prevede l’istituzione di Ambiti di raccolta ottimale (ARO), ovvero quei centri che ottimizzano la filiera della raccolta differenziata perché convogliano il materiale recuperato e lo redistribuiscono. Poi, l’art. 21 prevede l’istituzione del reato di inquinamento, individuando le responsabilità penali, civili e amministrativo contabili e prevedendo il risarcimento del danno a favore della comunità, oltre all’obbligo di opere di bonifica necessarie a carico di chi arreca danno a persone o allo Stato.  

L’iter ora prevede che entro la prima settimana di aprile vengano ritirati i moduli per la raccolta delle firme. Ne occorrono 50mila da reperire in 180 giorni, entro settembre quindi. “La raccolta delle firme è quella che ci preoccupa di meno – spiega Piras – noi pensiamo di riuscire a raccoglierne dieci volte tanto il necessario entro luglio, abbiamo già una struttura precedente, inoltre hanno già chiesto di poter partecipare i comitati per l’acqua e quelli per i beni pubblici, oltre a diversi meetup e altri movimenti territoriali”. Una volta raccolte corredate dei certificati elettorali, le firme vanno depositate alla Camera dei Deputati. Lì inizia l’iter parlamentare, con la convocazione delle Commissioni. “Pensiamo che ora ci siano le condizioni migliori, ci sono forze nuove importanti come il Movimento 5 stelle e altri, possiamo contare su associazioni come Arci, legata al centrosinistra o Fare Verde dei Fratelli D’Italia di centrodestra. Il capogruppo del M5S al Senato Vito Crimi ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione della legge dichiarando la disponibilità a portare avanti il testo. Si tratta di un’operazione a 360 gradi, di un progetto sostenibile per il futuro”.