Argomento: Riceviamo e Pubblichiamo

Data: 26.01.2014

Autore: Mauro

Oggetto: Dagli animali dovremmo imparare tante cose

Questa la racconto perchè mi è piaciuta veramente molto e la voglio condividere. Quando ieri sera abbiamo chiamato i cani a mangiare se ne sono presentati solo 7, mancavano Lenticchia e Ercole; dopo averli ripetutamente richiamati alla fine si presenta solo Ercole bagnato come un pulcino e sporco di fango all'inverosimile, non si avvicina nemmeno alla sua ciotola ma viene direttamente da noi per poi ritornare lentamente verso la campagna con l'evidente intenzione di farsi seguire, il tempo di prendere una torcia e andiamo a cercarlo e lo troviamo sdraiato a fianco a Lenticchia mentre cercava di spingerlo con il muso fuori da una pozzanghera dove la povera bestia era andata a finire e dalla quale, con le gambe che data l'età non lo sorreggono poi molto, non riusciva a venire fuori. Solo quando ho preso in braccio Lenticchia e mi sono incamminato verso casa Ercole è andato a mangiare. Sono cose che quando le vedi nei films non sai mai se sono vere, ma quando capitano a te ti emozionano tantissimo e senti il bisogno di raccontarle.

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Data: 07.03.2013

Autore: Visitatore

Oggetto: Vi racconto di Marano e dei due compari.

Un vecchio articolo molto istruttivo per conoscere uno spaccato di Marano.
Link: https://www.robertosaviano.it/articoli/vi-racconto-di-marano-e-dei-due-compari-2/


Sto­ria di camorra polit­ica nell’Italia dimenticata.
di Roberto Saviano

Marano è una città a Nord di Napoli. Una città di catrame e cemento, iden­tica a mille altre, un luogo della per­ife­ria merid­ionale, nato a ridosso della grande città. Marano è una città ricca, densa di palazzi, ris­toranti, alberghi per mat­ri­moni. Agglomerati con­do­miniali spun­tati come funghi negli anni novanta troneg­giano come corona alla per­ife­ria della per­ife­ria, con­do­mini stroz­zati di cemento svet­tano ai lati di fas­tose ville a più piani con piscina in gia­rdino, decine di mas­tini dietro i can­celli e le tele­camere alla porta.

Marano però non è soltanto una innocua e brutta cit­tadella al nord di Napoli, non è solo ciò che sem­br­erebbe passeg­giando per il suo cen­tro, ovvero nulla più che un agglom­er­ato di costruzioni che sof­fo­cano ogni strada. Marano è qualcos’altro. Qual­cosa che ha reso questo luogo un polo di incred­i­bile ric­chezza, ma solo per pochissimi, solo per una sparuta parte di eletti. Solo per gli uomini del clan e per i suoi alleati. Ebbene, Marano è il feudo del clan Nuv­o­letta, una famiglia affil­i­ata a COSA NOSTRA e da sem­pre vic­ina ai Cor­leonesi al punto da sedere a pieno titolo nella cupola mafiosa facendo della pro­pria voce una delle più ascoltate e temute in tutto il sis­tema politico-economico-militare mafioso. Negli anni ’80 il clan Nuv­o­letta è retto da tre fratelli Lorenzo Nuv­o­letta, Ciro Nuv­o­letta ed Angelo Nuvoletta.

Gestis­cono il con­tra­b­bando di sigarette e riescono a divenire i più impor­tanti traf­fi­canti di eroina d’Europa uti­liz­zando al meglio i rap­porti con i nar­cos attra­verso COSA NOSTRA ed evi­tando di farsi con­vol­gere nella battaglia che stava avve­nendo in Sicilia all’interno della Pizza Con­nec­tion della tri­ade Badala­menti (nella foto a destra in bianco e nero) – Buscetta – Bon­tade.

Con la vit­to­ria dei Cor­leonesi di Bon­tade e Riina (nella foto a sin­is­tra) i Nuv­o­letta, che a loro erano legati, incre­men­tano il pro­prio potere ed i pro­pri affari. Il clan di Marano si trova alla fine degli anni ’80 al cen­tro della più grande alleanza impren­di­to­ri­ale e crim­i­nale che la sto­ria ital­iana abbia conosci­uto: la Nuova Famiglia, cartello di centi­naia di clan cam­pani che si orga­niz­zarono con­tro la Nuova Camorra Orga­niz­zata di Raf­faele Cutolo. Uno scon­tro quello tra NF e NCO che soltanto sul piano mil­itare gen­erò oltre seim­ila morti, una cifra da guerra.

Una guerra che non ha mai avuto rac­conto e di cui s’è persa memo­ria. Con la pro­gres­siva scon­fitta di Cutolo (nella foto a destra a col­ori) e con la perdita da parte di quest’ultimo dei legami con min­istri, sin­daci e con gli impren­di­tori più potenti, la NF inizia a subire frazion­a­menti interni. Dinanzi al potere rag­giunto l’alleanza sem­bra essere soltanto un peso, ed il mer­cato torna ad essere libero da vin­coli e patti.

I Nuv­o­letta così, lenta­mente si defi­lano e las­ciano scannare tra di loro i clan della Nuova Famiglia e i rima­nenti uomini della Nuova Camorra Orga­niz­zata. Il loro obi­et­tivo, assieme a tutta COSA NOSTRA è quello di inde­bolire entrambe le con­trap­po­sizioni imprenditorial-criminali per poi emerg­ere con forza e con legami politici blin­dati al dine di poter ege­mo­niz­zare tutti i mer­cati in Cam­pa­nia e quindi in Italia ed all’estero.

Di ciò però si resero conto gli altri clan diri­genti della Nuova Famiglia, in par­ti­co­lar modo Anto­nio Bardellino, (nella foto grande a sin­is­tra in bianco e nero) capo indis­cusso del clan dei Casalesi (ed affil­iato alle famiglie per­denti di COSA NOSTRA) ege­mone in provin­cia di Caserta.

Con un suo com­mando si recò nel 1984 nella tenuta dei Nuv­o­letta a Pog­gio Valle­sana. Trascorsa la notte a casa di un par­la­mentare dell’Movimento Sociale Ital­iano, in buoni rap­porti con il clan, Bardellino e com­pagni rius­cirono ad entrare nell’inespugnabile feudo ed uccidere una delle menti della famiglia, Ciro Nuvoletta.

Da qui nac­quero rival­ità e faide interne che attir­eranno l’attenzione di un gio­vane e mal pagato cro­nista de Il Mat­tino, Gian­carlo Siani, che verrà ucciso pro­prio per volontà di Angelo Nuv­o­letta (nella foto pic­cola a destra) per la sua attiv­ità di denun­cia e per aver sve­lato in un arti­colo che il clan di Marano aveva usato la delazione ai cara­binieri per sbaraz­zarsi senza guerre interne di un suo alleato sco­modo, Valentino Gionta boss di Torre Annunziata.

La sto­ria dei Nuv­o­letta è lunga e si potreb­bero redi­gere intere pagine. Ma quanto scritto basti per aver sen­tore gen­erale e gener­ico del soggetto di questa nar­razione e dei luoghi di ci parlo.

Ora, per far com­pren­dere cos’è la tenuta dei Nuv­o­letta a Pog­gio Valle­sana dovrei esclu­si­va­mente pren­der per mano il let­tore ed accom­pa­g­narlo lungo la strada che costeggia i chilometri del muro di cinta gremito di tele­camere e can­celli blin­dati. Ettari di ter­reno che ospi­tano aziende agri­cole, lus­su­ose ville, depositi di auto, agrumeti, vigneti, man­dorli, e poi orti ele­ganti, aghi arti­fi­ciali, collinette di pioppi e pini. V’è persino un bina­rio interno alla tenuta in uso ad un pic­colo treno che col­lega i diversi appez­za­menti. A Pog­gio Valle­sana, alla per­ife­ria di Marano, vi abi­tano tutti i Nuv­o­letta, figli, nipoti, par­enti acquisiti. E’ un vero feudo, un pre­sidio dal sapore tar­dome­dievale che rac­coglie edi­fici mod­erni e masserie d’impianto otto­cen­tesco, un paese nel paese, un pre­sidio principesco, una difesa da tes­tug­gine alla pro­pria inco­lu­mità ed al pro­prio potere. In molti punti, soprat­tutto nelle zone di cam­pagna, è pos­si­bile accedere, seguendo il per­corso dei trat­tori e dei brac­cianti agri­coli. Un gio­vane ricer­ca­tore giap­ponese nel 1998 che stava facendo una tesi di dot­torato sui Nuv­o­letta in Crim­i­nolo­gia all’Università di Tokyo si ostinò per entrare nella tenuta per scattare delle foto. Si avvi­c­i­nato alle abitazioni, ha fotografato auto e scali­nate sino a quando non è stato bec­cato e ter­ri­bil­mente pic­chi­ato. Gli hanno rotto le due brac­cia ed una gamba. Gli è andata tutto som­mato bene. A me è andata meglio, sono rius­cito a per­cor­rere gran parte della tenuta senza essere impor­tu­nato ma quando mi hanno iden­ti­fi­cato i “guaglioni” di guardia ho prefer­ito las­ciar perdere e non azzardarmi a bat­tere i sen­tieri troppo vicino agli edi­fici. Questo feudo non è mai stato sot­tratto dall’Antimafia alla famiglia Nuv­o­letta, soltanto qualche appez­za­mento lon­tano e mar­ginale è stato seques­trato ma ovvi­a­mente con­tinua ad essere a dis­po­sizione del clan non essendoci nes­suno dis­posto a pren­dere in uso un ter­reno dei Nuvoletta.

A Marano, quindi, nel feudo del clan che ege­mo­nizza una parte di Napoli e provin­cia, che riem­pie di droga mezza Europa, che investe in palazzi e cas­inò i pro­pri soldi, che impone ai super­mar­ket ed alle salumerie i prodotti che pagano il clan come dis­trib­u­tore priv­i­le­giato o più sem­plice­mente hanno nella loro strut­tura azionaria cap­i­tali del clan, ebbene pro­prio in questo luogo è stato eletto nel 2001 un sin­daco anti­camorra Mau­r­izio Bertini, di Rifon­dazione Comu­nista. Il mira­colo è accaduto dopo anni di ges­tioni politiche decise dai Nuv­o­letta, dove sin­daci ed asses­sori erano imposti dal clan ed il piano rego­la­tore deciso a tavolino in riu­nioni nelle ville di Pog­gio Valle­sana. Bertini, toscano di nascita e maranese per caso, riesce ad essere eletto per volontà di un nutrito gruppo di elet­tori che è stanco della pre­senza osses­siva ed oppres­siva del clan Nuv­o­letta capace di fat­turare cap­i­tali astro­nomici depredando il ter­ri­to­rio, ma investendo ben lon­tano dal ter­ri­to­rio dev­as­tato. Mau­r­izio Bertini è stato l’unico sin­daco che ha avuto cor­ag­gio e capac­ità d’opporsi a questo poten­tis­simo sodal­izio economico.

Il comune di Marano è stato più volte sci­olto per infil­trazioni camor­ris­tiche, nel 1991 durante un blitz fatto in una casa di un affil­iato fu bec­cato un con­sigliere comu­nale di mag­gio­ranza, allora del sin­daco Dc Cre­dentino, che parte­ci­pava al sum­mit, molto prob­a­bil­mente per rice­vere diret­tive dai boss. Dal 1991 al 1993 quindi il comune di Marano venne com­mis­sari­ato. Poi Bertini riuscì a vin­cere le elezioni come sin­daco, ma subito un gioco di poltrone lo fece cadere, sino a quando nel 1996 nuo­va­mente vinse le elezioni ma questa volta con una larga mag­gio­ranza e quindi con reali pos­si­bil­ità d’amministrare. Dal ’96 ad oggi Bertini imposta la sua polit­ica in chiara battaglia con­tro il clan. Un atten­zione spas­mod­ica agli appalti, un allon­tana­mento di per­son­aggi e ditte vicine ai Nuv­o­letta, una terra bru­ci­ata fatta intorno agli affil­iati, ed un atten­zione con­tinua che ha por­tato nell’autunno del 2004 all’arresto di molti diri­genti del clan Nuv­o­letta che negli ultimi anni ave­vano orga­niz­zato la pro­pria strut­tura in un modo ger­ar­chico e mul­ti­liv­ello. In breve per evitare che un affil­iato, anche di basso rango, dopo un pen­ti­mento rius­cisse a descri­vere e scom­pag­inare l’intera orga­niz­zazione i Nuv­o­letta hanno da ormai dieci anni uti­liz­zato una serie di clan satel­liti per le attiv­ità più esposte. Clan minori che non entrano mai in con­tatto con la diri­genza, solo il loro ref­er­ente ha rap­porto con un sin­golo uomo dei Nuv­o­letta. Gli uomini satel­liti quindi non sapranno mai chi prende le deci­sioni e chi sono gli affil­iati e quali impren­di­tori e politici hanno rap­porti con loro. Ven­gono uti­liz­zai solo per cir­co­scritte oper­azioni. Ogni liv­ello, conosce solo il pro­prio gruppo e nessun’altro. In questo modo la mag­i­s­tratura può sco­prire sem­pre e soltanto una parte dell’organizzazione ma mai l’intera strut­tura. Se questo mec­ca­n­ismo è stato com­preso, lo si deve al sin­daco Bertini capace di scav­are una vera e pro­pria trincea tra il clan e l’amministrazione della città. Questo sin­daco comu­nista, diviene un reale prob­lema per i mafiosi di Marano, un grave prob­lema, poiché regola asso­luta di ogni clan è che sul pro­prio ter­ri­to­rio d’origine v’è neces­sità di lib­era cir­co­lazione, di totale capac­ità di rici­clag­gio e dominio incontrastato. È l’alveo iniziale, il punto orig­i­nario da cui dipanare il pro­prio ptere ed in cui rifu­gia­rsi nel peri­colo ed in cui rac­cogliere danaro in momento di crisi. Bertini questo lo sa e sente che i Nuv­o­letta sono messi alle corde. Insiste, insiste, insiste. Isola, denun­cia, orga­nizza con­vegni, con­ferenze, cerca di ren­dere cristal­lina ogni azione della sua giunta comunale.

Accade però che due com­pari Emid­dio Novi sen­a­tore di Forza Italia e Michele Florino par­la­mentare di Alleanza Nazionale deci­dono di uti­liz­zare l’accusa di camorra per intral­ciare il lavoro di questo sin­daco. Vanno in com­mis­sione anti­mafia e chiedono (otte­nen­dolo) che il comune di Marano gestito da Mauro Bertini sia sci­olto per infil­trazione camor­ris­tica. Questa è l’arma priv­i­le­giata di chi vuol com­bat­tere col­oro che si impeg­nano nella battaglia anti­camorra. Scred­i­tarlo, diffamarlo, sostenere dinanzi la cit­tad­i­nanza che colui che si espone con­tro la camorra, ergen­dosi a difen­sore di certa idea di gius­tizia, poi in fondo non è moral­mente limpido, non è fuori da certi mec­ca­n­ismi è lui stesso col­luso. La sua battaglia quindi è solo una lotta parziale, con­tro una parte di potere, non è un piano ogget­tivo di lotta che coin­volge l’intera com­pagine dell’economia, della polit­ica ma soltanto un par­ti­giano punto di van­tag­gio. Insomma, insin­u­ano che Bertini accusa una parte di camorra, ma in realtà è alleato ad un’altra parte. Il fine di queste accuse è voler dimostrare che nes­suno può sot­trarsi al potere della camorra, che non è cosa politi­ca­mente reale man­ten­ersi lindo e dis­tante dai clan. E’ un invito a certa sin­is­tra a ren­dersi meno rigida per­ché: si è tutti uguali, tutti sotto lo stesso cielo. Bertini però si è sem­pre rifi­u­tato di star sotto il cielo dei Nuv­o­letta.

“Qualunque cosa, basta che non salga Bertini” è questa la frase per­en­to­ria che si può leg­gere negli atti dell’inchiesta del pm Bor­relli, che Sal­va­tore Nuv­o­letta in una tele­fonata dice ad un altro mem­bro della famiglia mafiosa prima delle elezioni che porter­anno alla vit­to­ria pro­prio il can­didato di Rifon­dazione Comu­nista, Mau­r­izio Bertini. Eppure il sen­a­tore di Forza Italia, Emid­dio Novi classe 1946 da anni attra­verso inter­rogazioni par­la­men­tari e inter­pel­lanze denun­cia infil­trazioni e col­lu­sioni tra camorra e polit­ica a Marano al min­istro degli interni ed in sede di com­mis­sione anti­mafia. Allo stesso modo ave­vano accusato il comune di Por­tici attra­verso il suo sin­daco Leopoldo Spedaliere di infil­trazioni camor­ris­tiche. Guarda caso sia Bertini che Spedaliere sono entrambi sin­daci di cen­trosin­is­tra. Spedaliere dopo esser stato rimosso con l’infamante accusa di essere stato col­luso con i clan è stato rimesso in car­ica dal Con­siglio di Stato. La mag­i­s­tratura ammin­is­tra­tiva ha rein­te­grato Spedaliere ridan­dogli la dig­nità per­duta. L’accusa a Spedaliere è stata un buco nell’acqua per Novi e Michele Florino di An che riten­tano con Marano. Emid­dio Novi si è for­mato in gioventù all’interno di orga­niz­zazioni neo­fas­ciste napo­le­tane e tutto il suo per­corso politico in Forza Italia si con­trad­dis­tingue per una par­ti­co­lare sol­erzia nello sco­vare pre­sunti “comu­nisti” e nell’accusare di col­lu­sione con la camorra i suoi antag­o­nisti politici. Una strate­gia questa che ha il pri­or­i­tario risul­tato di gettare dis­cred­ito e fango senza dover pas­sare per l’accertamento dei fatti e l’analisi delle ques­tioni. L’accusa di camorra insomma come battaglia polit­ica al fine di strap­pare i voti e bat­tere knock­out il pro­prio avver­sario rius­cendo così ad eman­ci­parsi dalla dialet­tica demo­c­ra­t­ica. Novi ex diret­tore del Gior­nale di Napoli conosce bene le dinamiche medi­atiche e sa quindi che un titolo a piena pag­ina che incrim­ina di col­lu­sione con i clan conta molto di più di una ver­i­tiera val­u­tazione e spesso nes­suna sen­tenza può can­cel­larlo nella mente di certa parte di elet­torato. Emid­dio Novi lad­dove non può usare l’accusa di camorra uti­lizza quella di comunista.

Dopo la scon­fitta elet­torale Novi (nella foto a sin­is­tra) inizia a denun­ciare la pre­senza di peri­colosi “d’alemiani” anche in Medi­aset: “Dopo questa cam­pagna elet­torale si apre una grande ques­tione demo­c­ra­t­ica sul ruolo del gruppo Medi­aset ormai con­trol­lato da Gior­gio Gori e dal Sig. Mau­r­izio Costanzo, due uomini politi­ca­mente legati alla sta­bi­liz­zazione d’alemiana” (Ansa 16.11.97). Persino il cal­cio Napoli sec­ondo la sua atten­zione è per­vaso dalla piovra rossa: Ulivieri doveva trasfor­mare il Napoli in una squadra rosso-azzurra per volontà del sin­daco part-time Bas­solino. Rispe­di­amolo a Bologna, a con­tem­plare il busto di Lenin che tiene in cam­era da letto» (Ansa 8.11.1998). A volte è cap­i­tato, dando il meglio di se, che Novi sia rius­cito ad accusare di entrambe le cose, come nel caso del comune di Napoli dove sec­ondo lui: «il sis­tema impren­di­to­ri­ale comu­nista e post comu­nista» è legato da «rap­porti inces­tu­osi con le camorre dei Galasso e degli Alfieri» (Ansa 24.10.2000). Bisogn­erà che qual­cuno spieghi a Novi che il cartello della Nuova Famiglia di Alfieri, Bardellino e Galasso era ter­mi­nato molti anni prima della sua dichiarazione.

Nel caso di Marano, Novi sem­bra essere par­ti­co­lar­mente acri­mo­nioso. Per accusare la ges­tione Bertini, Novi ha sfrut­tato l’affermazione di un pen­tito, Mas­simo Tipaldi, il quale negli inter­roga­tori del 3 aprile e del 7 mag­gio 1999 alla Dia di Napoli aveva riv­e­lato che nelle elezioni del 1996 i clan Nuv­o­letta e Polverino, in cam­bio di alcune con­ces­sioni edilizie, ave­vano ind­i­riz­zato i loro voti prima su Pasquale Cav­allo dei Ds e poi su Bertini. Dopo quat­tro anni di indagini però il Gip Gio­vanna Cep­paluni ha con­cluso che: «L’elemento deci­sivo che esclude ogni pos­si­bile con­ti­gu­ità di Bertini con il clan Nuv­o­letta è desum­i­bile dalle inter­cettazioni tele­foniche del cen­tro oper­a­tivo Dia di Napoli dalle quali è dato evin­cere come il clan Nuv­o­letta abbia appog­giato alle elezioni del 13 e del 27 mag­gio 2001 il con­cor­rente di Bertini, Giuseppe Spin­osa» (La Voce della Cam­pa­nia, 2003). Giuseppe Spin­osa infatti quando avrebbe usufruito dei voti della camorra era can­didato del Ppi e mil­i­tava nell’Ulivo, ma una volta perse le elezioni è imme­di­ata­mente pas­sato con Forza Italia e attual­mente è capogruppo del par­tito di Sil­vio Berlus­coni al Comune di Marano. Sal­va­tore Nuv­o­letta in una tele­fonata inter­cettata dice : “ io spero salga Peppe Spin­osa, io lo voto”. Le indagini della Dia ora vertono sui rap­porti tra il clan Nuv­o­letta e Forza Italia, soprat­tutto dopo l’arresto di un altro con­sigliere comu­nale azzurro, Mauro Chi­anese, sor­preso in com­pag­nia del boss lati­tante Raf­faele Abbinante.

In realtà seguendo questa log­ica sem­bra che Novi abbia usato quindi l’accusa di camorra ed il suo potere di mem­bro della com­mis­sione Anti­mafia al fine di con­fondere le idee su ciò che real­mente sta acca­dendo a Marano e negli altri comuni accusati. Bisogna ricor­dare che pro­prio il can­didato a sin­daco del par­tito di Florino ovvero AN al comune di Marano, Gian­franco Scoppa è con­suo­cero del boss Angelo Nuv­o­letta visto che il figlio Alessio ha sposato la figlia del mafioso. Novi e Florino sem­brano igno­rare tutti questi ele­menti ed anzi las­ciano scivolare accuse a pre­sunti par­enti dei Nuv­o­letta pre­senti in giunta. Si tratta però solo di omon­imia, come nel caso di For­tuna Nuv­o­letta, 39 anni, inter­prete e tradut­trice, è in car­ica dal 29 aprile ed è una espo­nente della Margherita sorella di un gio­vane cara­biniere ucciso nel 1985 dal clan dei casalesi per il suo impegno con­tro la camorra.

La medes­ima sol­erzia usata da Novi in com­mis­sione Anti­mafia per accusare le giunte di cen­trosin­is­tra non è stata uti­liz­zata a Calvi Risorta dove alle ultime elezioni comu­nale è stata ogget­tiva la pres­sione sull’elettorato del clan Papa di Sparanise, vicino Capua. Forse a causa della ques­tione della cen­trale ter­moelet­trica dove l’onorevole Emid­dio Novi è ben adden­tro ha prefer­ito tacere e las­ciar pas­sare i forti inter­essi camor­ris­tici sulla cen­trale e sulle elezioni. Anche a Mon­drag­one Novi si risco­prì d’improvviso toller­ante, min­i­mizzò infatti la dis­avven­tura giudiziaria della con­sigliera comu­nale di Forza Italia di Mon­drag­one Maria D’Agostino, con­dan­nata per i rap­porti con il boss Gae­tano Di Lorenzo: «Per­ché si deve infierire per un reato di 25 anni fa…» disse. Stesso com­por­ta­mento di piena toller­anza e persa sever­ità Novi l’ha tenuto con l’ex sin­daco di San Tam­maro, Raf­faele Scala di Forza Italia, già pres­i­dente del con­siglio provin­ciale di Caserta, accusato da un suo asses­sore di per­cepire tan­genti per conto del camor­rista Carlo Del Vec­chio e con­dan­nato di recente a 8 anni di carcere. Novi ha sem­pre pub­bli­ca­mente difeso Scala. Nel set­tem­bre del 2000 Novi in Com­mis­sione anti­mafia citò come «esem­pio di degrado isti­tuzionale» l’annullamento della festa popo­lare del Mona­cone, orga­niz­zata dal clan Misso-Pirozzi, noto­ri­a­mente vicino alla destra e polem­izzò con il que­store di Napoli.

L’unico risul­tato sino ad ora ottenuto dalla cop­pia Florino-Novi è stato quello di costrin­gere le giunte accusate ad inter­rompere il pro­prio per­corso ammin­is­tra­tivo per un lungo peri­odo. Ma così come per Por­tici anche per Marano gli ele­menti rac­colti sem­brano smen­tire le accuse. Marano feudo dei Nuv­o­letta, cosca cam­pana che siede da sem­pre nella cupola di COSA NOSTRA, uno dei mag­giori sodal­izi eco­nom­ico crim­i­nali d’Europa è stata aspra­mente messa in dif­fi­coltà da Bertini e gli arresti del Novem­bre 2003 che coin­volsero il gotha del clan e tutte le sue fed­er­azioni dimostrano l’operato cristallino della sua giunta capace di fare terra bru­ci­ata intorno al potente clan. Gli unici a non vedere ciò sono pro­prio Emid­dio Novi e Michele Florino .

I Nuv­o­letta del resto hanno avuto famosi difen­sori, il capos­tip­ite don Lorenzo Nuv­o­letta fu difeso dall’avvocato Sinis­calchi, poi par­la­mentare DS, che attac­cava la mag­i­s­tratura sec­ondo lui qualun­quista che met­teva in carcere un vec­chio set­tan­tenne malato di can­cro solo per­ché chiam­ato Nuv­o­letta, non era altro che un bravo frut­tiven­dolo (eggià era iscritto alla cam­era di com­mer­cio di Marano come ven­di­tore di frutta) strano però che un frut­tiven­dolo abbia un pat­ri­mo­nio per­son­ale che nel 1990 ammon­tava a circa 400 mil­iardi di vec­cie lire. Parec­chio buone dove­vano essere le mele annurche che vendeva…

Per com­pren­dere quanto val­ore abbiano i Nuv­o­letta come famiglia mafiosa basterà ricor­dare diversi episodi rac­con­tati da Gio­vanni Brusca, l’assassino di Gio­vanni Fal­cone. Ebbene Brusca dichiara esplici­ta­mente alla DIA di Palermo che era spesso pen­dolare con Marano e che pro­prio dai Nuv­o­letta lui ebbe prat­ica di come poter sciogliere un essere umano nell’acido (Brusca infatti sci­olse nell’acido il dodi­cenne figlio del pen­tito Bal­duc­cio Di Maggio…).

Giovanni Brusca suf­fra­gato da altri pen­titi, ricorda che quando fu intrapresa la sta­gione del ter­ror­ismo mafioso, prima di iniziare a etter bombe Riina e tutta la cupola sicil­iana chiese ai Nuv­o­letta il loro parere ed il loro aiuto. I Nuv­o­letta, sem­pre restii ad oper­azioni mil­i­tari ecla­tanti e sem­pre attenti a non finire sotto i riflet­tori di tv e opin­ione pub­blica non con­di­vis­ero il prog­etto e non diedero il loro appog­gio. I Nuv­o­letta eseguirono un omi­cidio che fu deter­mi­nante per la salvezza dei conti in banca di COSA NOSTRA. Uccis­ero nel Marzo del 1983 (per mezzo dell’altro clan mafioso in Cam­pa­nia i Lubrano-Ligato di Pig­nataro Mag­giore imparentati con i Nuv­o­letta) Franco Imposi­mato, cor­ag­gioso sin­da­cal­ista di Mad­daloni (Ce) per intimidire suo fratello il giu­dice Fer­di­nando Imposi­mato che a Roma stava inda­gando sui cap­i­tali finanziari di COSA NOSTRA e di certa N’drangheta. Imposi­mato fu scelto come bersaglio anche per la sua caparbia battaglia con­tro la depredazione abu­siva delle cave di pietra.

Quando la camorra e la mafia deci­dono di non uccidere un loro nemico ciò sig­nifica che è pos­si­bile abbat­terlo con mezzi più innocui che non attirino l’attenzione della stampa, delle tv e quindi l’ansia della mag­i­s­tratura più demo­c­ra­t­ica. Questo è il caso di Bertini. I Nuv­o­letta non l’hanno ucciso ma hano uti­liz­zato prima un pen­tito, poi certe ami­cizie per poter usare l’accusa di camorra al fine di far diminuire la legit­tim­ità della sua battaglia. Sman­ti­ca­mente del resto nes­sun Nuv­o­letta nes­sun affil­iato, sente di essere camor­rista o mafioso. Impren­di­tore certo, uomo d’onore e di fede.. Impre­sari e com­mer­cianti, menti politiche e medi­a­tori, questi sono i reali ruoli degli uomini della mafia campana.

Pisanu e Ciampi hanno ovvi­a­mente fir­mato lo sciogli­mento del comune. E la giunta Bertini, uno dei pochi pre­sidi sulla penisola con­tro lo strapotere della mafia sta crol­lando in totale silen­zio e pro­fondis­sima indif­ferenza. Ma ciò accade in una parte d’Italia che non esiste.

Quanto scritto è ined­ito tranne un suo pic­colo lac­erto riguardante Emid­dio Novi pub­bli­cato come cor­sivo su L’Unità-L’articolo il 28 Luglio 2004. La ques­tione Bertini ovvi­a­mente non ha inter­es­sato con inchi­este ed anal­isi nes­sun gior­nale nazionale. (r.s.)
Pubblicato il: 5 agosto 2004 da: redazione

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Data: 22.02.2013

Autore: Giuseppe Barberisi

Oggetto: Proposte concrete per noi giovani

Tutti i politici vogliono il voto dei giovani italiani...ma ci sono proposte concrete per noi? disoccupazione giovanile 37%, solo dal 2010 2 milioni di giovani hanno lasciato l'italia
queste sono le mie proposte voi che ne pensate?:

1. Un investimento nell’istruzione e nella ricerca

2. Formazione e ingresso nel mondo del lavoro

3. Incentivi all’assunzione dei giovani

4. Accesso agevolato al credito per i giovani

5. Riformare il diritto di voto a favore dei giovani

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Data: 22.02.2013

Autore: Maria Rosaria

Oggetto: gattini in regalo

Oggetto: gattini in regalo

Ho tre stupendi gattini da regalare; sono nati il 2 fabbraio e finiscono l'allattamento ad aprile. Per contatti telefonici 338.8165968

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Data: 21.02.2013

Autore: Luisa Rametta

Oggetto: Un servizio da sostenere e non da snobbare

In un momento di forte crisi economica come quello che stiamo vivendo in questi tempi, nessuno deve essere lasciato indietro. I tagli alla spesa pubblica non dovrebbero in alcun modo colpire le politiche sociali che rappresentano il primo avamposto contro lotta alla povertà che avanza. In quest' ottica ci sembra alquanto strano quello che sta accadendo nella nostra cittadina: i Servizi sociali del nostro Comune hanno attivato sul territorio, da più di due anni e in collaborazione con la Cooperativa La vela prima e con l'Associazione Zefiro poi, un servizio di primo aiuto, in molti casi anche l'unico, alle famiglie indigenti del territorio, attraverso la distribuzione di un pacco alimentare mensile. A tale attività, in seguito, si era aggiunta anche quella allestita in una delle sale della struttura di 'un mercatino sociale a costo zero attraverso il quale venivano distribuiti gratuitamente vestiti, scarpe culle, passeggini, giocattoli ecc. In circa due anni sono stati dati più di 5000 pacchi alimentari e 3000 tra indumenti e altri prodotti. Un servizio che per i bassi costi sostenuti dal Comune e i risultati ottenuti, doveva essere sostenuto ed incentivato anziché essere snobbato come hanno fatto gli ultimi sindaci ed addirittura ridimensionato dalla gestione commissariale, che ha disposto che tale servizio comunale non si svolgesse più nei locali dell'ex convento di Santa Maria delle Grazie, ma in una struttura di piazzetta della Pace che - come denunciato da più parti - risulterebbe essere abusiva e ristrutturata per l'occasione con una spesa di circa 7000 euro. Una struttura di piccole dimensioni, all'interno della quale non sarà più possibile allestire il mercatino sociale a costo zero, ne' immagazzinare donazioni di pedane di generi alimentari, che occasionalmente vengono fatte e sprovvista di cella frigorifera (presente nei locali ex Ipab) necessaria per la conservazione di alcuni cibi in distribuzione. Perché i 7000 euro non sono stati investiti per migliorare la struttura dell' ex Ipab dove in precedenza avveniva la distribuzione, consentendo così a questo servizio comunale di crescere? Perché ridimensionare un servizio di tale portata sociale spendendo 7000 euro, visto che le stanze liberate non saranno utilizzate per gli uffici comunali? Quale sono le logiche economiche che si muovono dietro tale ridimensionamento? Quando vedremo a chi verranno assegnati i locali dell'ex convento ne capiremo di più!

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